I racconti terribili di Gianfranco de Turris

Ho sempre pensato, ma è una credenza non certo originale la mia, che per conoscere un autore letterario bisognasse leggere la sua produzione narrativa più che quella saggistica, ammesso che esista quest’ultima naturalmente. Gianfranco de Turris non fa eccezione in questo e a suo onore e vanto va l’aver appena licenziato, per le edizioni Bietti di Milano, una bella antologia di racconti dal titolo Qualcosa d’altro. Racconti 1986-2000.

Qualcuno mi obietterà che data l’antica amicizia, stima e affetto che nutro per il Decano del Fantastico in Italia, sia ovvio e scontato il mio plauso. Non è proprio così ma siccome è notorio che al sottoscritto di ciò che pensano gli altri – soprattutto se non richiesto – importi anche meno di niente, affermo che oggettivamente e perciò a prescindere dalle mie personali simpatie, tutte le novelle racchiuse nel volume sono di più che gradevole lettura.

Certo, davo per assodato che fossero tutte scritte in prima persona e misurate sui temi del weird, ovvero di quell’aspetto del Fantastico che in lingua italiana potremmo definire “perturbante”, “straniante”, ai limiti dell’orrore metafisico e sovrannaturale, e che – come è giusto che sia e anche Gianfranco de Turris ha ovviamente i suoi – vi si vedano i “maestri” di riferimento letterario, che vanno da un classico Howard Phillips Lovecraft, ad un più colto e raffinato Arthur Machen sino al grande e spesso ignorato Dino Buzzati, con un distillato di Horace Walpole, con un’incursione nell’anticipazione di un possibile futuro del nostro Paese tanto cara agli stilemi dell’Autore.

Il bello di questi racconti “terribili”, che non svelerò più di tanto per non privare il lettore del brivido della sorpresa, è che non sono ambientati in tempi lontani, in remote regioni del mondo, non hanno “eroi” né “antieroi” impegnati in imprese salvifiche per loro stessi, per bellissime donne e neanche per l’umanità, ma sono squarci di vita che dilaniano improvvisi la realtà quotidiana di luoghi conosciuti e familiari, divenuti all’istante alieni e pericolosissimi. Per esperienza diretta, ma non aggiungerò oltre, anche per cultura famigliare, conosco quei “non tempi” che al Sud vengono chiamati la Controra, quando il sole canicolare percuote il terreno riarso spalancando le porte al Gran Dio Pan, alla sua immanenza terrifica, al Demone Meridiano che tanto ha anche a vedere con il sesso.

Troverà il lettore, in queste storie, un intreccio erotico di amore e di morte, mai di volgare e gratuita descrizione pornografica, che lascia spesso il ricordo di una struggente malinconia prima di passare a quella successiva. Ora, aggiungere altro parrebbe un eccesso di piaggeria, ometterò quindi l’unica critica negativa che potrei fare al volume per amabile cortesia, invitando comunque sia gli estimatori sia i detrattori del genere a leggere queste novelle prima che principi la stagione estiva. Perché se lo dovessero fare – ma ne dubito, viste le minacce di continuo lockdown del ministro della Salute, Roberto Speranza – per passare le ore di siesta, al solleone, lungo una spiaggia, sul mare, di certo si guarderebbero intorno inquieti, timorosi che qualcosa d’altro li osservi con uno sguardo non amichevole nei confronti dell’umanità.

(*) Gianfranco de Turris, “Qualcosa d'altro. Racconti 1986-2000”, pagine 264, Bietti Editore

Aggiornato il 30 marzo 2021 alle ore 09:37