Niente tette siam francesi

E io che mi ricordavo Parigi come una città di libertà, gioia di vivere e amore per il bello.

Leggo attonito la notizia riportata qualche ora fa da Il Corriere della Sera, perché segna un ulteriore passo indietro verso il bigottismo laico del politicamente corretto, ed è tanto più intristente il tutto, perché avvenuto in uno dei più bei musei francesi e al mondo, il Museo d’Orsay, che ha impedito l’ingresso alle sue sale ad una visitatrice sinché ella non ha provveduto a coprirsi meglio il décolleté. Secondo i custodi infatti tale esuberanza muliebre avrebbe contravvenuto le regole della decenza imposte d’ufficio.

Dopo una breve discussione, la donna ha indossato qualcosa di più consono al regolamento museale, che comunque – lo ricordo per i più distratti – non è una chiesa, non è un luogo di culto, ma una raccolta di opere d’arte, e dunque di bellezza concreta, tangibile, spirituale e materiale al tempo stesso ma non è un luogo sacro. Allora qualcuno teme forse che la vista parziale d’un seno possa turbare le immagini bohémienne create da Henri de Toulouse-Lautrec o le ballerine di Edgar Degas? O forse nessuno si è ricordato che nelle sale del museo capeggia irriverente dinanzi agli occhi anche dei bambini, L’Origine del mondo di Gustave Courbet? E che dire de Le déjeuner sur l'herbe di Édouard Manet?

Insomma un paradosso, un’assurdità dettata da un predominio del regolamento sul buon senso e anche sulla logica; infatti perché un tempio della bellezza creata dall’uomo debba essere vietato a qualcosa di bello – i seni della signora in questione – ovvero una bellezza creata dalla natura, resta un mistero incomprensibile. Qualcosa di bello, se non involgarito, non può e non deve destare scandalo in una società degna di tale nome, e il rispetto di un dress code – sacrosanto – lo si mantenga applicato per altri luoghi e altri momenti, senza scadere nel ridicolo.

Più che impedire quindi l’accesso a una bella donna, in certi luoghi adibiti all’arte, lo impedirei a molti sedicenti artisti, a tantissimi critici che si atteggiano pavoneggiandosi insistentemente sui social, ai turisti in bermuda e infradito e spesso agli stessi direttori dei musei.

I funzionari del Museo d’Orsay hanno creato una sorta di “braghettonismo rovesciato”, ovvero invece di far mettere le “mutande” ai nudi della Cappella Sistina come avvenne con Daniele da Volterra durante la Controriforma, qua preventivamente si è voluto occultare il corpo d’un essere vivente, non osceno né brutto né offensivo. Un atto di privazione della libertà individuale sempre più frequente in questo strano Ventunesimo Secolo.

Lasciate stare dunque la giovane visitatrice dal prosperoso seno, è bellezza che si aggiunge ad altra, è l’omaggio della femminilità che riconosce sé stessa, e non vi è nulla di sessista e umiliante in questo, au contraire, vi si riconosce di quanto – spesso – la donna sia superiore all’uomo.

Comunque poche ore dopo, la direzione del Museo d’Orsay ha presentato le proprie scuse alla donna, per l’eccessivo zelo mostrato dai propri funzionari. Forse si saranno accorti del dipinto di Courbet.

Aggiornato il 11 settembre 2020 alle ore 14:17