Il bluff della doppia coppia. Quel punto fittizio che ti fa rilanciare alle stelle la posta della tua esistenza, per cercare di far fuggire il famoso poker d’assi servito, quello che il Destino si porta sempre dietro come un’inseparabile chiocciolina fabbricata dal Dio Caos! A partire dal 3 gennaio 2019, sarà nelle sale italiane il film “Il gioco delle coppie”, per la regia di Olivier Assayas, con Guillaume Canet e Juliette Binoche, in cui il fedifrago si mescola come la vernice nel sidro alla parte più propriamente “intellò” (intellettuale radical chic) della cultura umanistica francese. Ovviamente, in ossequio al mainstream politicamente corretto, non poteva mancare un riferimento esplicito alla bisessualità femminile irrisolta, di per sé utile a fratturare senza eccessive sorprese quel monotono accerchiamento da parte di quegli altri personaggi maturi, che praticano con convinzione e tenacia i riti eterosessuali non ortodossi. E nel film è proprio la più giovane a esprimere il netto contrasto tra il diverso e il canonico. Ma, per quanto sembri strano, il sesso, il tradimento, l’impallidire dei sentimenti e del desiderio che si consumano attraverso le convivenze lunghe non sono i veri protagonisti della storia. Semmai, è lo “strumento”, ovvero lo scrivere, l’arte della scrittura a farla da padrone, dominando la scena in ogni momento del racconto. Un po’ come se, all’interno di un gruppo musicale, uno strumento suonasse da solo e tenesse sospesi in aria quelli dei professori d’orchestra.

I protagonisti maschili sono un editore di successo e un autore di storielle piccanti. Lui, lo scrittore, capace soltanto di tradurre in narrazione romanzata fatti autobiografici reali sperimentati dentro e fuori le lenzuola, imbevuti cioè del loro vissuto reale all’interno dei gruppi sociali e delle relazioni amicali, cambiando soltanto nome ai suoi personaggi e inventandosi laddove necessario luoghi fittizi, per far funzionare meglio la sua fiction verità. L’altro, l’editore, alle prese con la modernità lacerante dell’avvento del digitale (semplicemente ”le numerique” in lingua francese): gli e-book; kindle; le masse sterminate dei navigator delle Rete e dei social. Così, il dibattito colto (e davvero interessante) coinvolge il nuovo grado di alfabetizzazione reale delle persone che oggi hanno meno di trenta anni, anche perché a quanto pare il libro rilegato è un bene di lusso, il cui possesso e la brama relativa distingue le classi acculturate borghesi e benestanti da tutto il resto. Smettere di leggere libri, come oggi accade alla maggior parte degli internauti di qualunque età, per sperimentarsi ossessivamente nella scrittura prevalente della descrizione del Se, del proprio Ego e dell’inflorescenza narcisistica che permea tutti i capillari del sistema corpo-mente dell’Homo numericus, aumenta o no le capacità descrittive della Mente rispetto alle cose altre e ai miliardi di vissuti nel mondo?

Dipende... La risposta sta già nella domanda: basta scrivere in qualche centinaio di caratteri tutto quello che ci passa nella mente, pancia compresa con il suo corredo marcio di odio e di insulti, per esser scrittori in erba? E mentre sottotraccia e sull’onda emotiva delle gelosie culturali e delle ripicche rimane assordante il refrain dello strumento-scrittura, sulla superficie del reale si consumano le solite trappole affettive degli intrecci di coppia: il capoufficio che se la fa con la sua giovane collaboratrice; l’autore spompato con la moglie dell’odiato editore, mentre la sua compagna apparentemente algida e asessuata corre dietro a un politico infantile, che tutti fingono di apprezzare disprezzandolo nel loro intimo, come è giusto che sia, in fondo, per chi si fa carico per modo di dire del “bene pubblico” che, per prima cosa, fa bene a chi lo enuncia. Ed è, paradossalmente, proprio il soggetto femminile meno dotato, il più monotono e routinario, quello che si accorge fin dall’inizio della relazione affettiva extraconiugale del partner, andando molto oltre l’oltraggio perché posseduto da un sentimento autentico e profondo nei confronti di un compagno scemotto e superficiale, a farci apprezzare il finale del film. Vince sempre chi ama: questa è la morale. Del tutto condivisibile.

(*) Trailer ufficiale

Aggiornato il 13 dicembre 2018 alle ore 08:53