“Tuo marito nel mio   letto” a Porta Portese

“Tuo marito nel mio letto” è una commedia diretta da Sebastiano Rizzo, e nasce da un’idea di Eugenio Tassitano: è stata scritta dallo stesso Tassitano a quattro mani con Camilla Cuparo. Lo spettacolo va in scena al Teatro Porta Portese di Roma fino al 20 novembre.

È la storia di due compagne di scuola, Monica e Cristina, che non si vedono da molto tempo. Un bel giorno decidono di trascorrere una serata insieme, a cena, in compagnia dei rispettivi mariti: Enrico e Mario. Le due donne, evidentemente molto fragili e insicure, sfoggiano capi firmati e un corpo ritoccato dalla chirurgia estetica. Mentre Enrico, impiegato al ministero, sotto precise direttive di Monica, finge di avere avuto una promozione per non esser da meno di Mario, direttore di banca. Le due donne, infatti, nonostante la lunghissima amicizia, nutrono l’una nei confronti dell’altra un’invidia quasi puerile che le spinge, più volte, ad avere un comportamento decisamente immaturo.

I due uomini, d’altro canto, subiscono il carattere non facile e dominante delle mogli. Nonostante la serata non vada nel migliore dei modi, Cristina (ossessionata dalla voglia di diventare madre e convinta che Mario non possa avere bambini) riesce a rivedere Enrico e ad avere con lui una relazione: convinta che, nonostante non abbia uno status degno del suo futuro figlio, almeno caratterialmente sia invece proprio l’uomo giusto. Allo stesso modo Mario, che non perde il suo lato da dominatore, riesce a rivedere Monica e iniziare con lei una relazione, convincendola che Enrico non le dia quanto meriti. Nella menzogna generale, le cose sembrano poter andar bene. Fino a quando le donne si ritrovano nella stessa casa: per caso, una con il marito dell’altra. Riusciranno, a questo punto, a mettere “fine” alle loro relazioni? E quanto conta l’amicizia dopo un tradimento?

Quanto pesa, al giorno d’oggi, la scelta di avere un figlio per una donna? E l’amore, quello vero, può davvero perdonare un tradimento? Una commedia esilarante, con un finale che vi farà riflettere sull’urgenza di ridare senso ai valori tradizionali in una società che sempre più ci spinge verso la precarietà dei sentimenti e la necessità ossessiva di apparire. Una commedia realizzata nel solco del canovaccio che fu di Plauto, autore latino d’enorme successo (immediato e postumo), e di grande prolificità. Inoltre il mondo della scena, per sua natura, conosce rifacimenti, interpolazioni, opere spurie. Sembra che nel corso del II secolo circolassero qualcosa come centotrenta commedie legate al nome di Plauto: non sappiamo quante di quelle fossero autentiche, ma la cosa era oggetto di viva discussione. Ma nessun autore italiano può non dirsi figlio di Plauto, perché con lui nasce proprio la considerazione degli intrecci nelle loro più elementari linee costruttive. Rizzo, Tassitano e Cuparo sono con quest’opera di diritto ascrivibili all’arte latina della commedia plautina.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:24