Teatro Brancaccio: stagione 2016/17

Il “Patron” del Brancaccio, Alessandro Longobardi, ha presentato la stagione 2016/17 circondato da fedeli e noti pretoriani della sua coorte di artisti: attori, registi, musicisti e cantanti. Molte le assenze, com’è naturale, dovute agli impegni dei protagonisti. Anche in questo caso, la burocrazia molto malandata e assai malandrina di questo Paese ha avuto l’onore della menzione negativa fin dalle prime battute della presentazione.

Il decreto del Mibact (ministero dei Beni culturali) che regola il Fondo unico spettacolo (Fus) è stato oggetto della contestazione dinnanzi al Tar, che ha accolto alcuni ricorsi annullando il provvedimento ministeriale. Perché, come al solito, si premiano gli amici e si escludono tutti gli altri, con criteri ritenuti all’evidenza illegittimi dal giudice amministrativo. Il Brancaccio, che ha costi superiori ad altri in quanto ospitato in una struttura più antica, come un po’ tutti i teatri di Roma fa fatica a finanziare le sue numerose attività con le sole entrate di biglietteria (“cash flow”), per cui, ad esempio, il prossimo anno non ci saranno più ingressi gratuiti (12mila nel solo 2016!). Tra l’altro, Longobardi ha auspicato la creazione di un unico distretto culturale a Roma, per mettere a fattor comune realtà artistiche molto frammentate.

La parte del leone è riservata alla programmazione musicale (in parte ancora in itinere) che, sul filo conduttore della disco music, vuole essere un fattore di forte aggregazione delle varie categorie sociali, come accade negli Stati Uniti. Il successo di Rapunzel dello scorso anno ha reso possibile per il prossimo la messa in cartellone di “Sister Act”, con la partecipazione straordinaria di Pino Strabioli (nella parte di Monsignor O’Hara) e di una religiosa vera, la simpatica Suor Cristina. Tornerà in scena per Natale 2016 l’indimenticabile spettacolo, aggiornato e rielaborato per la regia di Saverio Marconi, “E... se il tempo fosse un gambero?”, di Iaia Sastri (presente all’incontro). Piuttosto interessante per i suoi contenuti di attualità appare “L’ultima strega”, raccontata dalla viva voce del regista Andrea Palotto: “L’ultima donna mandata a morte in Europa. La trama racconta di una partita a scacchi tra la vittima e un misterioso personaggio: l’uno abusa del suo potere; l’altra contrasta le regole di un gioco che non ha stabilito lei. C’è un cavaliere bianco, un panettiere, che sforna tanta ironia. La storia - un giallo - è raccontata da due giornalisti che entrano ed escono dalla drammaturgia. C’è una forte sensualità sottotraccia e molta leggerezza e ironia nella scrittura”. L’antica storia del potere che fa cinicamente il proprio lavoro per auto-consolidarsi, mentre la figura femminile risulta in anticipo sui tempi, vivendo un dramma da donna colta: il potere si accorge della sua esistenza e vuole eliminarla perché la reputa un testimone imbarazzante.

Verso Pasqua, torna la sfida dell’operetta con la “Vedova allegra”, un progetto musicale su cui ormai non si investe più e che, in questo caso, non ha nulla da invidiare al musical. Di raffinata fattura siciliana, il regista lo ha voluto arretrare di due decenni rispetto all’inizio Novecento, per avvalersi della sfarzosità dei costumi di quell’epoca. Di certo, dice Umberto Scida, “non si è affrontato lo spettacolo al risparmio: belle musiche e bei costumi, con cantanti lirici di alto livello”.  “Performance”, invece, vede in scena la simpaticissima Virginia Raffaele che tenta il doppio salto mortale teatrale. Con il suo travolgente humor, ci dice che, in fondo, lei e Giampiero Solari hanno scritto il testo a partire dal “quinto gin tonic”. Sì, perché le sue non sono imitazioni ma “installazioni umane”! Le immagini dei personaggi parodiati si riflettono e si moltiplicano come in un gioco di specchi. Protagonista esclusiva è la performance, mentre gli attori sono transeunti, in quanto maschere ed esseri umani contemporaneamente. La maschera sovraespone o no? “La persona imitata è più lei o me stessa?”, si chiede Virginia. E va a finire con l’imitato che imita l’imitatore.

C’è anche molta danza al Brancaccio, per la prossima stagione. Uno di questi è “Parson dance”. Molto divertente, energetico ed erotico e senza sovvenzioni di sorta, ci assicura Longobardi. E, poi, anche il “Tango” seguito da “Stomp”, quest’ultimo un’esotica miscela di movimento/danza, come ci mostra la clip che scorre alle spalle del castrum longobardiano. In “Vorrei la pelle nera” accadono cose sorprendenti, con volti che si animano la notte e un cameriere che diventa nero per magia e ha successo nella sua nuova vita, ma vorrebbe tornare indietro, per capire che cosa pensassero gli altri del suo “prima”.

Spazio infine, al teatro per i ragazzi, che avranno il privilegio di repliche mattutine di spettacoli musicali serali, mentre Gioielli curerà la formazione teatrale per i giovani. In sintesi, gli spettacoli di cui si è accennato sono solo esemplificativi dell’offerta interessante del Brancaccio nel caleidoscopio del teatro dal vivo di Roma. Quindi un arrivederci al botteghino, per un auspicabile raddoppio delle presenze della passata stagione!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:37