Un amore vissuto “Tra la terra e il cielo”

Quante cose ci sono tra la terra e il cielo? A raccontarcene alcune è il regista indiano Neeraj Ghaywan che dalla città dei morti, Benares, situata sulle rive del fiume sacro, il Gange, si tinge dei colori sconvolgenti della vita e della morte, bagnandosi nei rituali millenari, nelle contraddizioni dei nativi digitali confrontati alla permanenza di una rigida regolazione e separazione castale. Siccome il piacere sessuale è un frutto proibito per entrambi i sessi prima del matrimonio (sempre combinato), allora può accadere che due bellissimi studenti troppo curiosi scelgano una camera d’albergo per un incontro fisico ravvicinato, dopo l’approccio virtuale sulla chat, e si ritrovino prigionieri di corrotti vendicatori della morale che vestono indegnamente le divise dei tutori della legge. E il prologo al dramma sarà proprio il ricatto immondo di costoro che irrompono (grazie alla soffiata del titolare dell’albergo che ha affittato la stanza ai due ragazzi?) nell’improvvisata alcova mentre si consuma l’amplesso. E quei nudi innocenti saranno violati dalla camera del telefonino e dalla sgradevole voce del commissario che minaccia di pubblicare il filmato su YouTube per il consumo rapido di milioni di voyeur virtuali, trascinando per sempre nel fango le famiglie di lui e di lei, Devi, unica figlia adoratissima di suo padre Pathak, bramino vedovo e titolare di un piccolo chiosco di mercanzie locali.

Mentre la bellissima Devi, eccellente perito informatico, regge la terribile situazione, malgrado la condizione di terrore in cui la espone chi avrebbe dovuto proteggerla dalle ingiustizie, il suo improvvisato partner si barrica in bagno e tenta con successo il suicidio, terrorizzato dallo scandalo. Da qui il ricatto dell’ufficiale: o la tua famiglia paga a me un lauto riscatto, o tu ragazza dai facili costumi finisci davanti a un tribunale per istigazione al suicidio. Pathak darà fondo a tutti i suoi risparmi pur di evitare lo scandalo e salvare la reputazione di sua figlia. Mentre sullo sfondo si delineano, in tutta la loro drammaticità, i rapporti tesi e irrisolti tra la modernità dei costumi di Devi, che vuole vivere il mondo presente della globalizzazione, e quello tradizionale rappresentato da Pathak, che sa fare soltanto il patriarca, tirannizzando il suo piccolo collaboratore Jhonta, che cerca la sua ombra per un rifugio paterno a lui da sempre negato, accettando perfino di rischiare la sua vita di bambino per risolvere gli insolvibili nodi economici del bramino, alla disperata ricerca del denaro occorrente per pagare l’ufficiale corrotto.

In una narrazione parallela, più tranquillizzante se vogliamo, procede un secondo racconto, totalmente scollegato dal primo, che vede un coetaneo di Devi, Deepak, brillante studente di ingegneria, patire la più orribile delle sorti per chi nasca ancora oggi in India: ovvero, appartenere alla quinta classe, l’ultima, quella dei fuori-casta di coloro che svolgono i lavori più umili e degradanti, come occuparsi delle cremazioni. Ed è qui che veniamo condotti per mano, delicatamente, da Ghaywan alla scoperta delle leggi non scritte di quei crematori all’aperto gestiti da un’umanità dolente e lacera. C’è chi venderà il suo giorno della raccolta (fissato secondo un calendario prestabilito, per cui l’avente diritto di turno riceve tutti i denari raccolti nelle 24 ore per l’esecuzione dei riti funebri), per avere magari la somma necessaria a fuggire lontano e rifarsi una vita.

Ma anche i nuovi amori, quelli che saprebbero fare per coraggio e profonda convinzione il salto dalle caste a un mondo di eguali, finiscono in tragedia. Così la passione “casta” e pura di Deepak per la bella Shaalu (ostacolata da un rift incolmabile di status) termina nello stesso girone infernale di chi ti riduce ritualmente in ceneri e le disperde nel Gange dopo il trapasso. Un prezioso anello, però, salverà tutti i protagonisti (ma nessuna giustizia punirà i corrotti!) e un improvvisato Caronte traghetterà le anime dei due giovani protagonisti sopravvissuti verso un altrove che si immagina romantico e pieno di passione. Impressionante il verismo delle immagini di ambienti domestici e di lavoro, sudici e inospitali da fare spavento, con condizioni ambientali che nessun cittadino o lavoratore sano di mente del nostro mondo occidentale potrebbe mai tollerare!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:36