La connessione futura sarà sott’acqua

Si chiama Pacific Light Cable Network (Plcn), la nuova scommessa firmata non a caso Pacific Light Data Communication.

Quasi tredicimila chilometri di cavo sottomarino, 12.800 per la precisione, che servirebbero a portare la connessione a banda larga da Los Angeles ad Hong Kong. Un’impresa che l’azienda sussidiaria della China Soft Power Technology Holdings Limited punta a rendere operativa per l’estate del 2018. La dorsale in fibra ottica, che attraverserà tutto l’Oceano Pacifico, trasporterà i dati alla velocità di 120 terabyte al secondo, doppiando di fatto il record finora insuperato della fibra ottica di Google, che collega l’Oregon con Chiba in Giappone.

Faster, questo il nome del cavo transoceanico di 9mila chilometri messo in funzione il 30 giugno scorso, dopo due anni di lavori è infatti in grado di sostenere il passaggio di “soli” 60 Tbps, consentendo al nuovo progetto di aggiudicarsi il titolo di dorsale con la più alta capacità tra Stati Uniti a Asia. Chilometri di tecnologia per un investimento di quasi mezzo miliardo di dollari. Ammonta a 400 milioni di dollari, infatti, la cifra stimata e tra gli investitori spiccano due grandi nomi: Facebook e Google. Entrambi i colossi si sono dimostrati subito disponibili a contribuire all’operazione per garantire ai visitatori che si collegano dal Pacifico un servizio decisamente più rapido e affidabile.

“Il Pacific Light Cable Network sarà il percorso più breve tra Hong Kong e gli Stati Uniti, il primo a usare una capacità di trasmissione ultraveloce - ha dichiarato Wei Junkang, presidente della Pacific Light Data Communication - Per noi è gratificante che compagnie globali della tecnologia come Google e Facebook abbiano deciso di investire nella nuova infrastruttura. Significa che il Pacific Light Cable Network godrà della fiducia degli utilizzatori di servizi di comunicazione internazionali via Internet nel Pacifico. Pensiamo a questa prima opera come all’inizio di un vero e proprio network globale”.

Difficile credere che l’obiettivo di Marck Zuckerberg siano semplicemente gli abitanti di Hong Kong. Pur contandone 7 milioni infatti, la città, spesso tappa forzata per chi è diretto nella Cina meridionale, non è che una piccola porzione degli 1,3 miliardi di abitanti totali che conta la Repubblica Popolare Cinese. Hong Kong, regione ad amministrazione speciale, in cui navigare su Facebook o scaricare posta tramite Gmail non è un problema, è però una realtà molto diversa da quella del resto della Cina. Nello Stato più popolato del mondo, la lista dei siti bloccati dal governo di Pechino è infatti davvero lunghissima. Il sospetto, lecito, soprattutto dopo il recente viaggio in loco del Ceo del social in blu, con tanto di discorso in cinese, è chiaramente che gli interessi dei due giganti californiani non siano diretti solo a quell’esigua parte, bensì a tutta la popolazione che, abbattute le barriere, significherebbe circa 1,3 miliardi di nuovi, possibili utenti.

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 03:00