Social per gli under 16, l’Unione fa zero a zero

L’Unione europea non limiterà l’utilizzo dei social network ai maggiori di 16 anni. La proposta iniziale, poi modificata, prevedeva infatti che ogni cittadino europeo che non avesse ancora raggiunto i 16 anni di età avrebbe dovuto ottenere l’autorizzazione di entrambi i genitori per l’iscrizione a qualsiasi genere di social network. I troppi passaggi burocratici, ma soprattutto la contestazione da parte delle principali aziende del web, che avrebbero così visto ridurre drasticamente il loro pubblico, hanno però “imposto” una modifica alla proposta di legge, inserita nel regolamento europeo sulla protezione dei dati personali.

Le autorità europee hanno quindi deciso che ogni singolo Stato membro sarà libero di imporre un proprio limite, compreso tra i 13 e i 16 anni. Fatta eccezione per la Spagna, dove l’accesso libero ai social è consentito solo dopo aver compiuto 14 anni, la maggior parte degli Stati europei ha già fissato l’età minima ai 13. La proposta votata giovedì dalla Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, ha ottenuto 53 voti favorevoli, 2 contrari e una sola astensione, mentre è atteso per aprile del prossimo anno il voto dell’Aula di Strasburgo.

È evidente che l’esigenza di questi cambiamenti nasca anche dalla decisione dello scorso ottobre della Corte di Giustizia, che ha dichiarato illegittimo il trasferimento negli Stati Uniti dei dati dei cittadini europei. “Questo è un accordo storico, perché per la prima volta abbiamo regole pienamente armonizzate che coprono le autorità di polizia e giustizia sulla protezione dei dati nell’Ue” ha dunque commentato la relatrice, l’eurodeputata socialista lettone Marju Lauristin. Le nuove regole sul trasferimento dei dati personali, ha poi proseguito, “dovrebbero facilitare lo scambio di informazioni e allo stesso tempo assicurare che non siano violati i diritti fondamentali dei cittadini europei”.

Nonostante questo, le contestazioni non provengono dalle sole imprese digitali ma anche da diverse associazioni che si occupano di tutela di diritti personali, alcune delle quali avrebbero anche pubblicato una lettera aperta, pubblicata su Medium e ripresa dal Guardian. “Crediamo che spostare i requisiti per il consenso dei genitori dai 13 ai 16 anni depriverà i ragazzi di opportunità educative e sociali in molti modi, senza fornire più protezione (forse pure meno)”, ha detto infatti Janice Richardson, coordinatore di European Safer Internet network.

Proseguono le contestazioni anche dai responsabili della Diana Award Youth Board, associazione che ha lo scopo di proteggere i piccoli dal bullismo, che in una lettera hanno dichiarato che l’innalzamento “potrebbe incentivare i bambini di 13 e 15 anni, che da tempo hanno accesso ai servizi on-line, a mentire sulla loro età. Questo sviluppo renderebbe molto più difficile per gli stessi social network offrire orientamenti e strumenti adeguati all’età. In modo da garantire la privacy e una sicura esperienza sul web”.

Sulla riforma sembra essere perplesso anche Elio Catania, presidente di Confindustria digitale, che avrebbe manifestato “preoccupazione per l’approccio conservativo che caratterizza la nuova normativa, concentrato più sulla prevenzione dei rischi che sulla valorizzazione delle opportunità che offre il digitale. Riteniamo che nel prossimo futuro tale impostazione rischi di pregiudicare la competitività europea nello sviluppo dei servizi basati sulla elaborazione e il trasferimento dei dati, ad iniziare dall’Internet delle cose e dall’Industria 4.0”.

Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 02:57