Italiani, un popolo di tifosi

Nicola Pietrangeli, parlando del nuovo numero due al mondo del ranking Atp – l’azzurro Jannik Sinner – tra imputata gelosia e dichiarazioni al limite dell’assurdo, si è lasciato sfuggire un pensiero che offre uno spunto di riflessione meritevole di approfondimento. “Gli italiani sono un popolo non di sportivi, ma di tifosi”, ha dichiarato l’ex numero tre al mondo al Quotidiano Nazionale. “Quando uno vince, sono tutti pronti a salire sul carro, adesso è pieno di gente che lo aveva previsto”, ha continuato Pietrangeli. Ma non è sempre stato così, in tempi non sospetti la Gazzetta dello Sport titolava “Sinner e l’Italia, un amore mai nato”, quando la racchetta di San Candido aveva deciso di non partecipare alla Coppa Davis di Bologna per riprendersi dagli affanni americani. I vari Pietrangeli, Adriano Panatta – per non parlare del mondo social – e compagnia bella accompagnarono Sinner e la sua decisione alla gogna mediatica.

Ora però, nessuno si ricorda più di quel lontano (si fa per dire) 14 settembre, in cui l’ex tennista di Tunisi aveva chiesto la squalifica dalla Nazionale per il povero numero due al mondo. Una fame di polemiche e palcoscenico che è riuscita a mettere d’accordo perfino Panatta e il suo storico capitano, che custodisce le sue 164 presenze in Coppa come l’Unico Anello. “Oggi i giocatori di tennis sono come aziende, la parte sentimentale in questo momento nel tennis è poco sentita”, aveva dichiarato il tennista romano. Cosa sarebbe successo se la Fitp avesse dato ascolto a Pietrangeli? Se tutti fossero “scesi” dal carro di Jannik alla prima mossadiscutibile” del talento italiano? Probabilmente il secondo trofeo della storia in Coppa Davis, vinto dall’Italia grazie soprattutto a Sinner nella fase ad eliminazione diretta, sarebbe rimasto solo un sogno.

Vada come vada, il team dei “te l’avevo detto” ha sempre la risposta pronta (e la faccia tosta), figlia di un trasformismo a tutto tondo Doc dello Stivale. Il popolo di tifosi che tutt’un tratto ha conseguito un master in scienze tennistiche è lo stesso che, a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, ha seguito spasmodicamente le gesta di Tomba la Bomba senza aver mai visto un fiocco di neve, che ha tifato su tutti i circuiti del globo il Dottore Valentino Rossi, in sella alla sua due ruote Yamaha senza sapere come vengono assegnati i punti in Motogp. Basti pensare che il Gran Premio del Qatar del 2021, quando ancora correva il motociclista di Tavullia, è stato visto in diretta da un milione e 169mila spettatori. L’anno dopo, senza il numero 46, la stessa gara è stata seguita da 560mila spettatori in diretta.

Gli italiani, dunque, non amano gli sport ma gli sportivi azzurri, i personaggi, ma solo a patto che si comportino come si deve. Forse, solo il calcio riesce a distanziarsi da quest’equazione, ma c’è comunque chi si sente di mettere in dubbio la carriera di alcune stelle dello sport per le loro prestazioni in Nazionale (come, ad esempio, quella di Ciro Immobile, miglior marcatore all-time della Lazio). Questo consumo da “tifosi occasionali” di ogni disciplina non fa bene agli sportivi italiani, che devono guadagnarsi il sostegno da parte dei loro connazionali a patto di sottostare alle loro regole. Forse, il tifo “all’italiana” fa bene solo allo share. Finché dura.

Aggiornato il 04 aprile 2024 alle ore 17:14