Dalla regione della Ruhr ai successi impossibili. O meglio, se si potesse inquadrare meglio Otto Rehhagel, potremmo dire che è l’uomo in più. O l’uomo delle scommesse improbabili, almeno sulla carta. Ottantasei anni ad agosto, un passato da giocatore e poi la carriera d’allenatore, dove porta a dama una serie di trionfi che restano negli annali.
Per esempio, la favola con il Kaiserslautern – che è una dei passaggi raccontati in Underdog. Storie di sfavoriti e altre favole meravigliose a cura di Matteo Munno, Marco Munno e Luigi Di Maso-in collaborazione con la redazione di Crampi sportivi, Battaglia edizioni – fino agli Europei conquistati con la Grecia (2004) di Angelos Charisteas, Traianos Dellas e Georgios Karagounis, per citarne tre. Vincerà campionati pure con il Werder Brema, con cui alza pure la Coppa delle Coppe, un tris di Supercoppe di Germania e una Coppa di Germania (ottenuta anche con il Fortuna Düsseldorf).
In un’intervista dirà: “La mia Grecia giocava male? Dove c’è scritto come si gioca bene a calcio? Io ho allenato la squadra in base alle caratteristiche dei calciatori che avevo. Ovvio se avessi avuto Xavi, Iniesta e Messi avrei giocato più sul possesso e all’attacco. La verità è che noi abbiamo lavorato al massimo delle nostre possibilità, gli altri ci hanno sottovalutato”. Quale sia stata la sua ricetta, in tutta la sua carriera, non si sa. Eppure, lui, è – e rimarrà – un Otto magico. O, per chi ha il dono della fede (sportiva), un uomo di miracoli.
Aggiornato il 15 marzo 2024 alle ore 16:51