Ritratti. La verità di Jannik Sinner

Ventidue anni. Quarto nella classifica Atp. Jannik Sinner da San Candido concede un’intervista a trecentosessanta gradi su 7 del Corriere della Sera. Alla vigilia delle Atp Finals, in programma da domenica, fino al 19 novembre a Torino, il tennista ammette che adora giocare sotto pressione e che gli manca un totem di questo sport, ovvero Roger Federer. Poi rivela: “Ho una famiglia normale, nel senso che ognuno ha il suo lavoro. Gli amici più cari sono quelli della scuola, non quelli che si avvicinano ora che sono un top player. A loro se vinco o se perdo non gliene frega niente”. Non solo: “Mi piacciono le cose semplici. Sto bene così. Poi mi diverto anche con i go-kart, ma fare niente con gli amici è il mio passatempo preferito”.

Sempre Jannik Sinner: “Per il tennis sono andato via di casa a 13 anni. Mi dà emozioni positive e negative, gioie e dolori. Mi dà tutto. Respingo il concetto di essere un’azienda: il mio pensiero non è il fatturato, non sono mai i soldi. Se lo fossero giocherei sempre, accetterei le esibizioni, non prenderei pause. Il mio obiettivo non è fare soldi: è diventare la migliore versione di me possibile”.

Ma quale è il suo sogno felicità? Sinner dice: “La salute dei miei. E continuare la vita che piace a me, anche dopo lo sport. Ci penso: chissà cosa farò, poi? Di certo desidero occuparmi delle cose che posso controllare: la dedizione al lavoro, la programmazione, la mia testa, che mi sto impegnando a conoscere. Il resto, che vada come deve andare. Ma spero di rimanere bambino il più a lungo possibile perché solo i bambini, facendo cose semplici, sanno godersi il momento”.

Aggiornato il 10 novembre 2023 alle ore 16:06