Che cosa il Vaticano fraintende sull’intelligenza artificiale

Il documento vaticano Antiqua et Nova affronta con profondità il tema dell’intelligenza artificiale, evidenziando sia le potenzialità che le insidie di questa tecnologia. La parte descrittiva del documento è particolarmente accurata, offrendo una panoramica completa sulla natura e sulle applicazioni dell’ia e sulle sue implicazioni etiche. Il documento è importante anche nella misura in cui rappresenta magistero autentico di Papa Francesco e, di conseguenza, la posizione ufficiale della Chiesa sul tema. Nella sezione normativa, pur condividendo molte delle preoccupazioni espresse, emergono alcune riserve che meritano un’analisi approfondita. Un punto cruciale del documento sottolinea: “Sebbene ci possano essere modi legittimi e corretti di usare l’ia in conformità alla dignità umana e al bene comune, non è giustificabile il suo impiego a fini di controllo per lo sfruttamento, per limitare la libertà delle persone oppure per avvantaggiare pochi a spese di molti. Il rischio di un eccesso di sorveglianza deve essere monitorato da appositi enti di controllo, in modo da garantire trasparenza e pubblica responsabilità. Gli incaricati di tale controllo non dovrebbero mai eccedere la propria autorità, la quale deve sempre essere a favore della dignità e della libertà di ogni persona, in quanto base essenziale di una società giusta e a misura d’uomo” (pagina 93). Questa affermazione è lodevole nella sua intenzione di proteggere la dignità umana e prevenire abusi.

Tuttavia, il riferimento a “appositi enti di controllo” solleva interrogativi sulla natura di tali organismi. Nel testo italiano, l’espressione è ambigua, perché potrebbe riferirsi sia a enti pubblici che privati, ma nella traduzione inglese si utilizza “appropriate regulators”, suggerendo un’interpretazione più orientata verso gli enti statali. Questa ambiguità necessita di chiarimento, poiché la definizione degli organismi deputati al controllo dell’ia è fondamentale per garantire un equilibrio tra la sicurezza di tutti e la libertà degli individui. Inoltre, il documento sembra attribuire la principale minaccia alla libertà individuale alle grandi aziende tecnologiche, anziché agli Stati, che pure, secondo quanto emerso da recenti notizie, hanno potenzialità maggiori di usare l’ia in senso liberticida. Nei punti 46 e 53, si afferma che “attualmente la maggior parte del potere sulle principali applicazioni dell’ia è concentrata nelle mani di poche potenti aziende” e che “l’ia potrebbe essere manipolata per guadagno personale o aziendale o per dirigere l’opinione pubblica a beneficio di un’industria specifica,” aggiungendo che “tali enti, motivati dai propri interessi, possiedono la capacità di esercitare forme di controllo tanto sottili quanto invasive, creando meccanismi per la manipolazione delle coscienze e del processo democratico”.

Sebbene sia indubbio che le grandi aziende tecnologiche detengano un potere significativo, è importante riconoscere che gli Stati rappresentano una minaccia potenzialmente maggiore alla libertà individuale.

La storia recente è ricca di esempi in cui i Governi hanno utilizzato tecnologie avanzate per sorvegliare e controllare la popolazione, limitando le libertà civili. Pertanto, è essenziale che qualsiasi regolamentazione dell’ia sia progettata per prevenire abusi da parte di attori privati, ma ancora di più da parte di attori statali. Un caso emblematico che illustra le preoccupazioni legate all’ia è rappresentato dall’ascesa di DeepSeek, una società cinese open-source che ha rapidamente guadagnato terreno nel settore dell’ia, superando aziende big come OpenAI. DeepSeek è stata recentemente persino integrata in piattaforme come Perplexity, un noto motore di ricerca basato sull’ia. In primo luogo, DeepSeek è stata accusata di essere progettata per contribuire alla diffusione di disinformazione circa precisi temi riguardanti la politica, l’economia e i diritti umani.

Un’analisi ha rivelato che DeepSeek ha ripetuto affermazioni false il 30 per cento delle volte e non ha fornito risposte nel 53 per cento dei casi, portando il suo tasso di errore complessivo all’83 per cento. Inoltre, secondo un’inchiesta di Abc News, DeepSeek trasmetterebbe dati personali degli utenti al governo cinese attraverso un codice nascosto, inviando informazioni al sito CMPassport.com, il registro online di China Mobile, controllato da Pechino. Queste rivelazioni sollevano preoccupazioni riguardo alla sicurezza dei dati degli utenti e alla possibilità che informazioni sensibili possano essere utilizzate dal governo cinese per scopi di sorveglianza o altre finalità non dichiarate. Di conseguenza, il Garante italiano per la privacy ha intimato a DeepSeek di sospendere i suoi servizi in Italia. Questo caso evidenzia i rischi associati all’adozione di tecnologie ia senza una valutazione approfondita delle loro implicazioni etiche e di sicurezza. Mentre le aziende private possono essere spinte da interessi economici, gli Stati, specialmente quelli con regimi autoritari, possono utilizzare l’ia come strumento di controllo e repressione. Pertanto, è fondamentale che le eventuali regolamentazioni dell’ia considerino entrambe le minacce, ma soprattutto quelle provenienti dagli Stati, garantendo che la tecnologia sia utilizzata in modo da promuovere la dignità umana e il bene comune, senza compromettere le libertà individuali. Solo gli Stati, infatti, possono esercitare la forza sui singoli. Le aziende possono ingannare, mentire e imbrogliare, ma mai costringere. Questa è la grande differenza.

Aggiornato il 20 marzo 2025 alle ore 11:17