
L’altro giorno Il Mattino, ripreso da Il Messaggero, si è occupato della vicenda scolastica di uno studente che, per aver bestemmiato, è stato sospeso da gite e sport organizzati dalla scuola. Il ragazzo si è poi scusato e la madre ha provato a rivestire il ruolo di mediatrice con insegnanti e preside della scuola (l’Istituto tecnico per il turismo “Andrea Argoli” di Tagliacozzo), ma non c’è stato nulla da fare: irremovibili. Ed è a questo punto che la signora – assistita da due avvocati del Foro di Avezzano – ha deciso di inviare un esposto al Ministero dell’Istruzione, all’ufficio scolastico regionale e al dirigente dell’istituto. Con la quale la signora stigmatizzava tra l’altro che, a causa del provvedimento sospensivo, il ragazzo di 16 anni viene lasciato solo in classe “mentre tutti gli altri compagni possono partecipare liberamente. Le scrivo – continua la signora – perché sono stremata: mio figlio non vuole più andare a scuola e ha subìto un crollo psichico, tanto da dover ricorrere a uno psicologo”.
Dal canto loro i vertici scolastici si dimostrano intransigenti comunicando alla madre dello studente che il provvedimento resterà in vigore fino a fine anno scolastico. Eppure, al di là del giudizio che si può dare sulla vicenda, il provvedimento adottato ci sembra eccessivo rispetto al “reato” attribuito, vieppiù considerando che il protagonista ha chiesto scusa per quanto accaduto. Inoltre, come ricordato anche dalla testata romana, la bestemmia in pubblico non costituisce più reato penale ma solo reato amministrativo per il quale è prevista una semplice multa. Come dire che la cura migliore in casi simili è il “ritorno in gruppo”.
Aggiornato il 17 marzo 2025 alle ore 12:51