L’Europa difende l’informazione

La ricerca di regole che valgano per tutti si fa sempre più affannosa mano a mano che aumenta il rischio legato all’uso dell’avanzare della tecnologia e, in particolare, dell’Intelligenza artificiale con la quale i giganti della Rete stanno facendo profitti economici di grande portata. Ci si sta rendendo conto che la difesa dei diritti dei cittadini e di tutte le componenti della società è essenziale per la democrazia e il pluralismo. Le regole, per quanto indigeste, garantiscono il rispetto di alcuni principi fondamentali della cultura di diritto. Un conto è utilizzare l’Intelligenza artificiale per scegliere un ristorante, un albergo, la biografia di un personaggio, un brano di musica o i risultati delle gare sportive un altro è invece l’utilizzo in medicina per analizzare radiografie o esami o per creare fake news e usare software di sorveglianza. Nei dibattiti degli ultimi mesi si è molto insistito sull’importanza cruciale della pluralità dei media per il corretto funzionamento delle democrazie. E questo in quanto la libertà di stampa è attualmente minacciata in tutto il mondo, includendo anche l’Unione europea dopo l’uccisione della giornalista greca Daphne Caruana Galizia a Malta, le restrizioni in Ungheria, le severe sanzioni in Russia nei confronti degli oppositori di Putin e dei reporter in Ucraina vittime del loro dovere di raccontare i fatti dopo l’invasione da parte della Russia.

Ormai esiste un vasto ambiente tecnologico fatto di dati e di velocità di calcolo da parte dei grandi del web i quali non sempre li utilizzano per legittimo scopi privati. Esiste anche una rete di Supercomputer pubblica e aperta a startup e grandi aziende europee costruita con 8 miliardi di euro e di cui fa parte il gruppo italiano Leonardo con sede a Bologna, il finlandese Lumi e lo spagnolo Mare Nostrum. Tra poco tempo immagini e contenuti artificiali o manipolati dovranno essere etichettati come tali e quindi riconoscibili, come stabilito dal Parlamento europeo attraverso l’approvazione con 523 voti a favore, 46 contrari e 49 astenuti del regolamento sull’Intelligenza artificiale che entrerà in vigore entro maggio 2024. L’Unione diventa un punto di riferimento sulla regolamentazione dell’economia digitale, dopo l’introduzione del Regolamento generale per la protezione dei dati (Gdpr), il Digital Act e il Digital Services Act. Sarà vietato, tra l’altro, testare le emozioni a scuola e sul lavoro. La normativa, che ha l’obiettivo la massima trasparenza e sicurezza, classifica i sistemi d’Intelligenza artificiale in base al rischio che potrebbe derivare dal loro utilizzo, graduando così requisiti e obblighi. Tra il “rischio inaccettabile” ci sono l’utilizzo di sistemi da parte delle Forze dell’ordine di previsioni statistiche di un crimine futuro, sistemi di social scoring che valuta il comportamento dei cittadini, lo scraping di immagini facciali da Internet, sistemi di identificazione biometrica.

Un pacchetto di regole interessanti riguardano il “Media Freedom Act” sia per la selezione dei dirigenti e membri del Consiglio di amministrazione dei media pubblici, sia in merito alla trasparenza della proprietà delle testate giornalistiche al fine di mettere in condizione il pubblico di conoscere chi controlla i media e quali interessi possano celarsi dietro le loro proprietà. Ogni Paese avrà un’autorità di controllo nazionale a cui potranno rivolgersi sia cittadini che imprese. Anche in Italia, ha osservato il sottosegretario a Palazzo Chigi, Alberto Barachini, questa rivoluzione va governata e non frenata. Per altri analisti, come il direttore dell’Istituto Bruno Leoni Carlo Lottieri, con questo complesso di norme si fa un passo falso.

Aggiornato il 20 marzo 2024 alle ore 13:11