Bandi degli appalti e Sanremo: cambiano i ricavi delle pubblicità

Parliamo di pubblicità: in appena 10 anni Internet ha messo in crisi la stampa italiana. Secondo gli analisti, gli editori tradizionali devono tenere sempre più presente i segmenti che corrono di più. La crescita in valori assoluti della pubblicità su smartphone è impressionante: in 7 anni l’aumento ha superato il 55 per cento e la dinamica proseguirà, secondo l’Osservatorio Internet Media. Il trend in atto sul mercato pubblicitario sembra chiaro: tivù e radio resistono, Internet cresce a doppia cifra, la stampa continua a calare. Per i giornali quotidiani non c’è alternativa: devono reinventare il proprio modello di business.

Nel corso dell’ultimo mese sono stati registrati due eventi che hanno fatto riflettere in materia di introiti della pubblicità: una decisione del Governo e il mega-Festival di Sanremo. La Federazione degli editori ha protestato per la decisione del Parlamento di non rinnovare la proroga (che andava avanti di anno in anno) che obbligava di pubblicare sui giornali i bandi per le gare d’appalto delle Amministrazioni pubbliche. Una norma che per il 2023 prevedeva 45 milioni di euro, pari al 12 per cento degli introiti pubblicitari. A dare man forte alla Fieg è sopraggiunta anche la Fnsi, il sindacato dei giornalisti, che ha giudicato il provvedimento restrittivo in termini di trasparenza e lesivo dei necessari aiuti al settore in crisi. La seconda critica all’Esecutivo derivava dal fatto che, bocciando l’emendamento nel provvedimento “Milleproroghe” (uno strumento legislativo anomalo che si trascina da decenni!), si impediva ai cittadini la possibilità di controllo sull’utilizzo delle risorse pubbliche.

È così? Vediamo. Gli aiuti all’editoria sono previsti ed erogati dalla presidenza del Consiglio. È necessario allora trovare questi 45 milioni e inserirli nei paletti previsti da Palazzo Chigi. Esiste, a questo proposito, un sottosegretario all’editoria. L’altro aspetto è quello della trasparenza e della conoscenza. A questo proposito, è stata varata la riforma degli appalti in base alla quale, dal primo gennaio 2024, i bandi e gli avvisi degli appalti vanno inseriti, obbligatoriamente, nella piattaforma Anac al posto della Gazzetta ufficiale. In particolare, la banca dati dell’Autorità anticorruzione “prenderà in carico ogni giorno le richieste di pubblicazione trasmesse attraverso le piattaforme digitali da parte delle stazioni appaltanti, trasmettendole all’Ufficio europeo. Queste stazioni e gli enti concedenti sono responsabili della correttezza e della veridicità dei dati e delle informazioni contenuti negli atti trasmessi alla banca dati Anac per la pubblicazione”. Il servizio è pubblico e non richiede l’uso di credenziali di accesso. Sembrerebbe quindi un’operazione di semplificazione, di migliore controllo e di rispetto dell’esigenza di dare ampia pubblicità ai bandi.

Il problema della pubblicità è mondiale. La spesa è scesa a 47,2 miliardi di dollari, con una diminuzione nel 2023 del 7,7 per cento. Al Festival di Sanremo ha fatto invece boom, con circa 60 milioni di introiti, quasi il 50 per cento in più rispetto all’anno precedente (il conduttore della kermesse canora era sempre Amadeus). È cambiato il mix di ricavi: è stata seguita la strada del “Digital media company” previsto dal nuovo contratto di servizio e portato avanti da Roberto Sergio e Gianpaolo Rossi, rispettivamente amministratore delegato e direttore generale Rai. Il caso più eclatante di pubblicità “crossmediale” è l’esperimento di Rosario Fiorello con Viva Rai2!, programma che viene trasmesso in tivù, radio e disponibile su RaiPlay.

Aggiornato il 27 febbraio 2024 alle ore 11:31