Sciopero treni, disagi tra ritardi e cancellazioni

Lo sciopero è iniziato oggi alle 9. Lo stato di agitazione dei ferrovieri è stato proclamato dai sindacati di base Cub e Usb che protestano per il rinnovo del contratto. Lo stop di 8 ore, fino alle 17, ha riguardato le imprese del settore e ha avuto un impatto non solo su Trenitalia, ma anche su Italo e Trenord. Ad incrociare le braccia anche i lavoratori del trasporto merci e quelli di Rfi, la società che si occupa della gestione della rete e delle infrastrutture ferroviarie. A subire i maggiori disagi sono stati i pendolari che, per spostarsi usano i treni locali, mentre per la lunga percorrenza al momento non si sono registrate situazioni particolarmente critiche. Frecce e Intercity hanno viaggiato regolarmente durante la giornata mentre ci sono stati disagi, limitazioni e cancellazioni per i treni regionali, secondo fonti di Trenitalia.

Anche Italo ha messo in guardia da possibili disagi e rallentamenti, e per tenere i viaggiatori informati ha pubblicato come di consueto in questi casi una lista dei treni garantiti. Alla base della protesta la richiesta di “un vero e adeguato rinnovo contrattuale nazionale”, come si legge in nota dell’Usb in cui si ricorda anche la paralisi del trasporto ferroviario che ha di recente riguardato la Germania: “I macchinisti hanno scioperato 6 giorni per le stesse motivazioni, segno che l’attacco padronale è collettivo”, sottolineano i sindacati di base. Secondo l’Usb, “è del tutto inaccettabile che le relazioni sindacali all’interno di uno dei maggiori gruppi industriali e pubblici proceda nelle attuali condizioni di vacanza normativa, economica e di rappresentanza dei lavoratori”, sottolinea ancora l’Usb.

Duro l’attacco anche alle altre sigle sindacali che hanno sottoscritto con Trenitalia un accordo lo scorso 10 gennaio, definendolo “un colpo di spugna”: “Con questa firma – si afferma – si smantellano i residui pilastri contrattuali a tutela dei riposi giornalieri e settimanali, si consegna all’azienda la più totale ultra flessibilità organizzativa a costo economico zero e a tutto maggior danno delle condizioni di lavoro e della qualità complessiva delle vite delle persone lavoratrici interessate”.

Aggiornato il 12 febbraio 2024 alle ore 17:26