Il Gruppo Cairo chiude 5 testate

L’Adnkronos sostituisce 13 pensionati con 13 giovani

Ci sono editori che chiudono le testate ma senza licenziamenti ed editori che ringiovaniscono la redazione sostituendo 13 prepensionamenti con l’assunzione di altrettanti giovani giornalisti. Due modi di risolvere i problemi dell’editoria. Alla base ci sono, comunque, le difficoltà di far quadrare i conti. Il Gruppo Cairo editore ha annunciato la chiusura di 5 periodici storici: Airone, For Men, In viaggio, Bell’Europa e Antiquariato. Da marzo si apre lo stato di crisi con la richiesta di cassa integrazione finalizzata all’intervento di prepensionamenti. Non ci saranno licenziamenti, assicurano i vertici del gruppo, dal momento che tutti gli “esuberi” saranno ricollocati negli altri 16 periodici. La situazione di mercato dei periodici e in particolare di quelli mensili fa registrare un netto calo delle vendite, una forte contrazione degli introiti della pubblicità e un incremento dei costi che hanno inciso sui conti, in perdita di circa 15 milioni in dieci anni. È dal 2009 che i margini economici non sono positivi, nonostante gli interventi fatti per ridurre i costi. Le misure adottate non sono state sufficienti.

Secondo una nota del gruppo, “ora la situazione non è più sostenibile e a malincuore siamo costretti a sospendere le pubblicazioni dei cinque mensili, allo scopo di focalizzare l’attività su altre testate aziendali”. Prepensionamenti, quindi, che paga la collettività. Eppure in questi venti anni i periodici hanno contribuito, superando a volte i 500 numeri, al successo dell’editore Urbano Cairo. Per la prima volta viene messo sul tavolo delle trattative con la Fnsi e l’Associazione stampa lombarda un piano di ristrutturazione, senza aver prima trovato altre soluzioni meno traumatiche della chiusura. C’è anche la necessità di salvaguardare e valorizzare al meglio le competenze dei singoli professionisti e che il gruppo metta in campo tutte le risorse possibili per rilanciare le testate rimanenti, assicurando loro un solido avvenire. Punta al futuro l’agenzia AdnKronos che ha dichiarato, dopo 60 anni di attività, lo stato di crisi, chiedendo per la prima volta 13 prepensionamenti. L’agenzia, nata nel 1963 e rilevata dal giornalista Giuseppe Marra, amministratore unico dal 1970, ha un organico di cento redattori, il 65 per cento dei quali è costituito da donne. Da luglio 2023 ha cambiato direttore: Davide Desario ha sostituito a Piazza Mastai in Trastevere Gian Marco Chiocci, passato alla guida del Tg1.

Nel piano presentato dall’azienda al Comitato di redazione c’è l’impegno di sostituire i prepensionati con altrettanti giornalisti (7 subito e altri 6 entro la fine dell’anno in modo da reintegrare l’organico) che abbiano un’età al di sotto dei 35 anni. Con l’uscita dei più anziani l’azienda ha l’intenzione di attuare un piano di riorganizzazione digitale che consenta un diverso impegno anche in video, audio, social, giornalismo in mobilità (in tivù si usa ormai la valigetta per la trasmissione delle immagini, nella radio e nelle agenzie di stampa, nei social lo strumento che imperversa è il cellulare) e l’utilizzo dell’Intelligenza artificiale nei limiti, però, dell’assistenza del lavoro giornalistico. C’è fermento nel mondo della comunicazione nel tentativo di uscire dalla crisi che si sta prolungando dopo la pandemia da Covid. L’AdnKronos dopo la pubblicazione del Libro dei fatti si è specializzata nei problemi della salute e di recente ha compiuto un passo avanti nel fornire notizie di attualità internazionale, soprattutto del mondo arabo in lingua italiana, inglese e araba.

Aggiornato il 31 gennaio 2024 alle ore 10:54