Firenze: quinta in Italia per reati

Droga, furti, rapine, violenze sessuali, percosse, estorsioni, bande criminali, mafie stanno vampirizzando una delle città più belle al mondo: la nostra Firenze. Eppure, secondo l’Indice criminalità 2023 stilato dal Il Sole 24 Ore in base ai dati forniti dal Viminale, Firenze è la quinta città in Italia per reati. Per capire cosa sta succedendo abbiamo chiesto a Salvatore Calleri, esperto di criminalità, amico e collaboratore del giudice Antonino Caponnetto e presidente dell’omonima Fondazione, già consulente alla sicurezza dei presidenti della Regione Toscana e Sicilia, coordina Omcom (Osservatorio mediterraneo criminalità organizzata e mafia).

Perché c’è l’allarme criminalità a Firenze?
Firenze è sempre stata una città abbastanza sicura. Non perfetta, ma tranquilla. Oggi la situazione è purtroppo peggiorata come confermano pure i dati della Questura. A Firenze non siamo abituati a tutto ciò.

Può fornirci una mappatura delle organizzazioni criminali presenti a Firenze?
A Firenze le principali mafie sono presenti perché la nostra bellissima città piace per le possibilità di investimento che essa offre. Cosa nostra, ’ndrangheta e camorra son presenti di sicuro. Poi ci son stati passaggi anche di altri ceppi. A Firenze poi vi sono pure organizzazioni criminali straniere albanesi, cinesi e nigeriane soprattutto. Non bisogna poi dimenticare gruppi centro-sudamericani tipo pandillas che rappresentano un fenomeno in evoluzione.

Non si può parlare di microcriminalità...
Abbiamo poi una criminalità di strada, che non è micro. Abbiamo spaccate, risse, gang e rapine. Sistemi bolle in cui è difficile entrare tipo le cascine ma non solo. Abbiamo poi un disagio sociale dovuto alla povertà crescente ed a un aumento delle dipendenze, in particolare il crack. Il crack causa dipendenza immediata che porta alle spaccate che sono l'equivalente di un bancomat per i tossici.

E il “fenomeno immigrazione” quanto ha contribuito ad alimentare la delinquenza?
La questione immigrazione è difficile da risolvere e va trattata in modo laico, con umanità e rigore. L’eccessiva burocrazia dei permessi da un lato, che mette in difficoltà le persone per bene a ottenerlo e la mancanza di rigore nella gestione, dall’altro, possono favorire l’inserimento e lo sfruttamento del migrante da parte della criminalità. Una maggiore attenzione, invece, va poi portata al rischio che all’interno dei fenomeni migratori si inseriscano jihadisti che utilizzino i flussi per arrivare sul nostro territorio.

Cosa fare? Cosa suggerisce? Quale modello seguire a Firenze? E non solo

Firenze ha bisogno del modello dello “sbirro sociale”, categoria inventata da me, alla “Amici miei”, ma che ben rende l’idea. Servono il rispetto delle regole in un contesto sociale a cui prestare la massima attenzione, visti i tempi. Come Fondazione Caponnetto abbiamo presentato un piano applicabile.

Le Forze dell’ordine sono rassegnate? Sono “piccoli Hans Brinker”, cioè colui che salvò la sua città chiudendo con un dito una piccola perdita della diga?

Le Forze dell’ordine a Firenze che conosco io, per fortuna, non sono rassegnate ma abbisognano di un supporto normativo che non vanifichi il loro operato. Hans Brinker è un vincente alla fine, quindi sì, il paragone regge.

Aggiornato il 18 gennaio 2024 alle ore 17:13