Addio alle cabine telefoniche

Potremmo parlare di un “prima” e di un “dopo”. Di scherzi in giornate uggiose, di chiamate alla fidanzatina (o al fidanzatino) di turno. Di un simbolo che ci ha accompagnato in questi anni. Di gettoni e schede prepagate. Della fine di un’altra “vita”: le cabine telefoniche saranno smantellate (quasi 15mila).

Come descritto dal Sole 24 Ore, nel corso di una conference call sui conti del semestre la direzione di Tim annuncia il piano che sarà completato entro l’anno, in anticipo pertanto rispetto al 2026. Resteranno in piedi, invece, le cabine situate in luoghi di interesse sociale: ospedali, caserme, carceri. Oppure dove la copertura della rete mobile è insufficiente (rifugi di montagna).

Era nell’aria che fosse maturo il tempo dell’addio. È infatti l’Agcom – nei mesi scorsi – a indicare che Tim non ha più l’obbligo per garantire il servizio pubblico. Il che significa: ok allo smantellamento. Un processo, questo, che si inquadra nell’attuazione della direttiva europea 2018/1972 che prevede, in pratica, la modernizzazione delle telecomunicazioni dentro l’Ue.

Cambiano i tempi e le abitudini. E ciò vale pure le postazioni telefoniche pubbliche. Vista pure la riduzione di traffico registrata nel corso degli anni. È la stessa Tim, per esempio, a specificare – come ricordato dalla delibera dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni – che nel periodo che va dal 2001 al 2008 si segnala un abbassamento dell’88 per cento, complessivamente, per le conversazioni da postazione fissa (somma del traffico locale, internazionale, inter-distrettuale e fisso-mobile) e del 90 per cento in termini di minuti di conversazione. La copertura mobile, poi, offre un servizio completo.

È il momento di attaccare la cornetta, mentre “piange il telefono”, come cantava una volta Domenico Modugno. E colonna sonora migliore per i titoli di coda, probabilmente, non c’è.

Aggiornato il 07 agosto 2023 alle ore 15:25