L’Occidente e l’agonia del Cristianesimo: la desacralizzazione del mondo

Uno degli aspetti più inquietanti che caratterizza il declino del modello occidentale riguarda la progressiva dissolvenza della religione cristiana nella nostra vita e nel nostro mondo culturale. Vi assistiamo con passività nichilista, come se non ci riguardasse più. Chi era abituato a vivere il tempo della religione cristiana e i suoi momenti vivificanti quasi non si accorge più del silenzio che trova nelle chiese sempre più vuote e abbandonate. L’ateismo è diventato l’oppio dei popoli quasi indifferente ai temi religiosi con i quali le generazioni passate hanno condiviso momenti di gioia e sopportato momenti di dolore e di disperazione con la speranza viva di una dimensione sacrale che oggi abbiamo perso. Insensibili all’emozionalità dell’uomo, a fronte delle immani tragedie giornaliere, siamo ritornati alla banalità del male. Così eventi capitali della nostra vita come il concepimento, la malattia, la morte diventano pure manifestazioni fisiologiche prive di emozioni. Ci comportiamo come se Dio non esistesse più e, per dirla con Jürgen Habermas, l’onnipotenza della tecnica ha dato un carattere secolare al nostro tempo con la fine della metafisica e della religione: “Non ci si pone più il problema del perché delle cose, siamo di fronte al tempo dell’oblio di Dio e anche di fronte all’oblio dell’oblio” (Martin Heidegger).

Il conflitto tra la sacralità della religione e il mondo dei consumi e della finanza diventa insanabile e anche l’aprirsi della religione a un mondo desacralizzato accettando le sue palesi contraddizioni senza combattere per affermare un senso diverso delle cose diventa una resa che pone la religione allo stesso livello di altre istituzioni ed eventi. Così tutti sono sotto l’assoluto del pensiero unico che comanda e ordina le nostre vite, la cultura del mercato assunta come verità assoluta da non mettere in discussione domina ovunque e trasforma il credente in consumatore e tutto viene valutato sul principio dell’utilità misurabile. La religione entra in conflitto con la ragione dei mercati e la desacralizzazione del mondo è inesorabile e dimostra di non avere bisogno di Dio e ne vuole fare a meno. La civiltà dei consumi non ha più bisogno del Cristianesimo e innalza il piacere dei sensi a supremo valore siamo nel mondo del relativismo.

La vera svolta è stato l’affermarsi di un modello culturale di tipo sensistico in cui i valori dominanti sono quelli del piacere passeggero e fine a sé stesso. L’intuizione della ciclicità della storia si deve a Giambattista Vico, ma l’analisi dei modelli culturali che si alternano nella storia si deve a Pitirim Aleksandrovič Sorokin che, esaminando 27 secoli di storia, ha capito l’alternarsi di questi periodi da quelli più tesi a una dimensione spirituale come il Medioevo a quelli più materialistici e grevi come il nostro di tipo sensistico che ritiene reale solo ciò che è presente agli organi di senso. Esso non ricerca e non crede in alcuna realtà sovrasensibile è concepita come divenire, progresso, trasformazione. I suoi bisogni sono fondamentalmente fisici e se ne cerca la massima soddisfazione (il “carpe diem”). Il metodo per la loro soddisfazione non consiste nella modificazione degli individui che fanno parte di una cultura ma nella modificazione o sfruttamento del mondo esterno. Questo atteggiamento culturale è stata la culla del nichilismo che ha assunto la tecnica come valore assoluto, relegando la religione che, aprendosi senza filtri e freni al mondo, ne diventa essa stessa parte.

La cultura materialista trova nella tecnica il suo valore assoluto e diventando antitetica alla religione può portare al suo dominio nella misura in cui la Chiesa si adatta al modernismo senza mantenersi stretta alla sua essenza ; credere di favorire la propria accettazione con una forma di condiscendenza subisce una dipendenza che desacralizza il mondo, se il Cristianesimo si adatta ad un mondo nuovo che non ha bisogno di Dio e ne può fare a meno rischia una forma di integrazione che non la rende più differenziata dalle altre religioni o altre istituzioni. L’effetto che vediamo oggi sono le Chiese vuote come mai erano state prima, la tecnica distrugge il sacro perché ritiene di non averne bisogno nel suo dominio del mondo, così si affermano le violenze in particolare della finanza sempre subita e mai discussa.

(*) Professore emerito – Università Bocconi

Aggiornato il 19 aprile 2023 alle ore 12:50