Trovato il covo di Matteo Messina Denaro

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha firmato questa mattina il 41bis per Matteo Messina Denaro, il capomafia arrestato ieri dopo trent’anni di latitanza. Nel covo del boss sono stati ritrovati abiti di lusso e arredi ricercati. I carabinieri del Ros e la Procura di Palermo hanno individuato il rifugio del boss 60enne, arrestato ieri alla clinica Maddalena di Palermo. Si trova a Campobello di Mazara, nel Trapanese, paese del favoreggiatore Giovanni Luppino, finito in manette insieme al Messina Denaro. Il nascondiglio è nel centro abitato. Le ricerche sono state coordinate dal procuratore aggiunto Paolo Guido che ha partecipato personalmente alla perquisizione del covo durata tutta la notte. Centro di 11mila abitanti in provincia di Trapani, Campobello è a soli 8 chilometri da Castelvetrano, paese di origine di Messina Denaro e della sua famiglia. L’individuazione del covo e la sua perquisizione sono tappe fondamentali nella ricostruzione della latitanza del capomafia. E non solo. Diversi pentiti hanno raccontato che il padrino trapanese era custode del tesoro di Totò Riina, documenti top secret che il boss corleonese teneva nel suo nascondiglio prima dell’arresto, fatti sparire perché la casa, a differenza di ora, non venne perquisita. Alle 8.30 al covo sono arrivati gli uomini del Reparto investigazioni scientifiche di Messina che stanno passando al setaccio l’abitazione. Sul posto anche il capitano dei carabinieri della compagnia di Mazara del Vallo Domenico Testa. Messina Denaro viveva in una casa che negli ultimi mesi, dopo il trasferimento dei proprietari, è rimasta disabitata. Il comandante provinciale dei carabinieri di Trapani Fabio Bottino, dopo l’ispezione nel covo, ha sottolineato: “Matteo Messina Denaro abitava qui da almeno sei mesi. Un appartamento, ben ristrutturato, che testimonia che le condizioni economiche del latitante erano buone. Arredamento ricercato, di un certo tenore, non di lusso ma di apprezzabile livello economico”. Bottino ha spiegato: “Perquisizioni e accertamenti sono in corso. Stiamo rilevando la presenza di tracce biologiche, di eventuali nascondigli o intercapedini dove può essere stata nascosta della documentazione. Un lavoro per il quale occorreranno giorni”.

Sneakers griffate, vestiti di lusso, un frigorifero pieno di cibo, ricevute di ristoranti, pillole per potenziare le prestazioni sessuali, profilattici: è quanto è stato trovato nel covo del boss. L’abitazione risultava intestata ad Andrea Bonafede, il geometra che avrebbe prestato la sua identità al padrino. Al momento non risulta che nell’immobile vi fossero documenti particolari tanto che gli inquirenti sospettano che possa esserci un secondo immobile in cui cercare il cosiddetto tesoro di Messina Denaro. Poche ore dopo l’arresto la Procura di Palermo ha chiesto l’applicazione del regime di carcere duro per il capomafia. L’istanza è stata inviata al Ministero della Giustizia. Il provvedimento dei pm porta la firma del procuratore Maurizio De Lucia e dell’aggiunto Paolo Guido. Ed è sbarcato ieri sera con un volo militare all’aeroporto di Pescara il boss mafioso. Il carcere dell’Aquila ha aperto i cancelli a Messina Denaro. Per il boss il polo del 41bis, massima sicurezza e nessun contatto tra detenuti. Il carcere ha già ospitato personaggi di spicco e anche perché nell’ospedale del capoluogo c’è un buon centro oncologico. Non è escluso che il boss sia stato trattenuto altrove per la notte, o in una caserma o nei vari penitenziari della zona. Intanto, Alfonso Tumbarello, 70 anni, il medico che aveva in cura Andrea Bonafede, alias Matteo Messina Denaro, è indagato nell’ambito dell’arresto del super latitante. Tumbarello è di Campobello di Mazara ed è stato per decenni medico di base in paese, sino a dicembre scorso, quando è andato in pensione. Tumbarello sino a qualche mese fa è stato medico del vero Andrea Bonafede, 59 anni, residente a Campobello di Mazara e avrebbe prescritto le ricette mediche a nome dell’assistito.

Aggiornato il 17 gennaio 2023 alle ore 17:51