Nel 2021 ogni 4 secondi un bambino ha perso la vita

4,4 secondi. Stando ai dati della ricerca Levels and Trends in Child Mortality, ecco ogni quanto un bambino ha perso la vita nello scorso anno. Il rapporto tiene conto di ogni uomo o donna al di sotto dei 24 anni, ed è stato redatto dal gruppo inter-agenzie delle Nazioni Unite, che comprende Unicef, Oms, Banca Mondiale e Un Desa. Le maggiori vittime sono i giovani dell’Africa subsahariana, dove il rischio di partorire un neonato già morto è sette volte maggiore rispetto all’Europa e al Nord America. La ricerca sottolinea che il Covid non ha effettivamente aumentato la mortalità dei bambini, ma non si può escludere che “la pandemia potrebbe aver aumentato i rischi futuri per la loro sopravvivenza”.

Nel 2021 circa 5 milioni di infanti sono morti ancor prima di compiere cinque anni, mentre altri 2,1 milioni di giovani di età compresa tra i 5 e i 24 anni hanno perso la vita. Un secondo rapporto – diffuso oggi sempre dalle stesse organizzazioni – dal titolo Never Forgotten. The situation of stillbirth around the globe, ha rilevato che ulteriori 1,9 milioni di bambini sono nati senza vita. Il vero dramma è che, molte di queste morti, si potevano evitare con un accesso equo a un’assistenza sanitaria di alta qualità (insomma, quella a cui siamo abituati in Occidente) per le madri, per i neonati, per i giovani e per i bambini.

Nonostante tutto, il rischio di morte in tutte le fasce d’età, rispetto al 2000, si è comunque ridotto. Per i bambini, il tasso di mortalità globale si è dimezzato, mentre quello dei giovani è sceso del 36 per cento. Anche i nati morti sono diminuiti, del 35 per cento. Tutto ciò, grazie a un maggiore investimento nei sistemi sanitari primari. Dal 2010, però, la marcia del progresso ha rallentato drasticamente. Se non si inverte la tendenza – ammoniscono le agenzie – quasi 59 milioni di bambini moriranno prima del 2030 e i nati morti saranno quasi 16 milioni.

Insieme all’Africa subsahariana, anche l’Asia meridionale si fa carico di gran parte dei decessi infantili. I bambini nati sotto il deserto africano sono soggetti al rischio più alto del pianeta, la loro probabilità di morte è 15 volte superiore a quella dei coetanei in Europa e in Nord America.

“Dietro questi numeri ci sono milioni di bambini e famiglie a cui viene negato il diritto fondamentale alla salute”, spiega Juan Pablo Uribe, direttore globale per la salute, la nutrizione e la popolazione della Banca Mondiale e direttore del Fondo di finanziamento globale.

“Abbiamo bisogno di volontà politica e di leadership – continua Uribe – per un finanziamento duraturo dell’assistenza sanitaria di base, che è uno dei migliori investimenti che i Paesi e i partner per lo sviluppo possano fare”.

Aggiornato il 10 gennaio 2023 alle ore 13:51