41 bus: servizio di trasporto per i parenti dei detenuti

Bruno Palamara è un ragazzo che “dentro” c’è stato per quattro anni. Ha giurato a se stesso che, una volta uscito, non ci sarebbe mai più tornato e che avrebbe fatto qualcosa di importante per agevolare gli incontri tra i detenuti e i loro affetti, per la maggior parte donne e bambini, resi difficili dalla burocrazia e dai viaggi faticosi che spesso devono affrontare. “Di cosa si parla in carcere? Di libertà, ma più di tutto di quando e come si rivedranno i propri familiari”, confessa all’Agi l’ideatore del servizio 41 bus, nato per agevolare le visite della famiglia ai carcerati.

“Spesso gli istituti di pena sono fuori dai centri abitati e raggiungerli è complicato – continua Bruno – pensiamo a chi deve raggiungere Opera dalla Stazione Centrale di Milano. Spesso prende un taxi che, tra andata e ritorno, può costare sui 100 euro. In tanti scelgono di andare a piedi, li si vede carichi di pacchi fuori dal carcere dopo un lungo pellegrinaggio. Altrimenti, come indicato sul sito del ministero della Giustizia, deve fare 9 fermate di metro, prendere un tram per dieci fermate e poi un altro bus con sette fermate”. Così nasce l’idea del sito web, un servizio di trasporto pensato per i parenti che ha l’ambizione di fare un passo avanti, diventando a tutti gli effetti un punto di riferimento per una comunità di persone che non ne ha.

“Quando Palamara è uscito dal carcere ha esposto la sua idea a uno studio che sviluppa idee imprenditoriali e loro sono rimasti molto sorpresi per le potenzialità del progetto ma a anche per l’inattesa puntualità delle valutazioni che aveva già fatto Bruno” racconta Beatrice Saldarini, la sua legale. Inoltre, aggiunge che “le difficoltà non lo hanno scoraggiato, la realizzazione di questo sogno per lui era un obbiettivo irrinunciabile, necessario a dare un senso agli anni in carcere. Questa ostinata determinazione è il lato più romantico di questa storia”.

Il sito guadagnerà il 5-6 per cento di commissioni sulle tratte dei trasporti, grazie ad accordi con le piattaforme di vendita dei biglietti on-line. Inoltre, otterrà dal 20 per cento al 60 per cento di ritorno su pullman di proprietà o in leasing. La giovane età di Bruno, 23 anni, dona all’iniziativa un’aura di “leggerezza”, come la definisce lo stesso founder: “Il nostro motto è andare in carcere non è mai stato così facile, e anche il nome 41 bus rientra in questa filosofia, con una vocale che fa tutta la differenza del mondo. Il carcere è già un luogo pieno di angoscia, vogliamo provare a sdrammatizzare. L’idea è diventare posto di accoglienza per chi non ha voce, quei familiari che vivono in un senso di abbandono a cui, in futuro, vorremmo anche offrire la possibilità di un aiuto psicologico”.

Aggiornato il 03 maggio 2022 alle ore 13:22