Psicopatologia di un virus

Una delle prime domande che ci sentivamo fare nel pre-Covid quando uscivamo e conoscevamo persone nuove era: “Di che segno sei?”. Indipendentemente dalla nostra posizione al riguardo, spesso questo segnava la misura del livello di frequentabilità di quella persona. Un tipo o una tipa che ti fa una domanda del genere, se sei una persona che con una vita organizzata e con non troppo tempo da perdere, non vuoi vederlo mai più, a meno che non si tratti della cinquantesima uscita, oppure di uno scherzo.

La prima domanda del post-Covid fra le nuove conoscenze e gli amici ritrovati sembra essere: “Hai fatto il vaccino?”. Nessuno ti chiede come stai, che progetti hai, chi sei, cosa fai nella vita, come hai trascorso l’ultimo anno e mezzo. “Sei vaccinato?” è la domanda (fatta spesso in pubblico) alla quale poi non sai se rispondere dicendo il vero o il falso, che ti lascia paralizzato, e che probabilmente starà inducendo la metà degli italiani a dare una risposta farlocca, cioè a mentire.

Siamo passati dunque dagli invasati degli oroscopi, che non escono di casa se la Luna non è in Toro o in Sagittarioagli invasati del vaccino, della mascherina all’aperto anche se si può non metterla, dal dover sapere a tutti i costi.

Vorrei suggerire un’idea, che non vale soltanto per coloro che il vaccino non l’hanno fatto, ma pure per chi crede fortemente in questa fase storica, commosso ed emozionato di aver aderito convintamente alla vaccinazione, essendosi probabilmente salvato la vita. Se lo si è fatto o no sono affari privati, non è dato agli altri saperlo. La privacy sulle cure, su quello che ci si lascia o meno inoculare, sulle proprie malattie, è ancora un fatto importante che va rispettato e ci sono norme.

Persino sul posto di lavoro, come scritto in un articolo di QS del 18 febbraio 2021. “È stato chiesto al Garante della Privacy: se può il datore di lavoro chiedere ai propri dipendenti di vaccinarsi contro il Covid per accedere ai luoghi di lavoro e per svolgere determinate mansioni, ad esempio in ambito sanitario? Si può chiedere al medico competente i nominativi dei dipendenti vaccinati? O chiedere conferma della vaccinazione direttamente ai lavoratori? In attesa di un intervento del legislatore nazionale, che eventualmente imponga la vaccinazione anti Covid-19 quale condizione per lo svolgimento di determinate professioni, attività lavorative e mansioni, il datore di lavoro può chiedere conferma ai propri dipendenti dell’avvenuta vaccinazione? No”.

Questo quindi per l’ambito lavorativo.

Immaginatevi qualcuno che vi chieda, magari mentre siete seduti al bar con i tavolini vicini o seduti in attesa del vostro turno: “Hai mai pensato di avere il condiloma o l’Hiv? Hai mai fatto i controlli per l’epatite B? Oppure dopo pochi minuti dalla presentazione di una nuova persona questa ti dice: “A letto preferisci stare sopra o sotto? Sei attivo o passivo?”. O ancora: “Sei etero, gay o una delle altre cinquanta sessualità?”.

Diciamocelo, al di là della privacy, si tratta anche di buona educazione. Siamo sempre là, o ce l’hai o non ce l’hai.

Per non parlare di quelli che appena ti vedono o ti telefonano dopo un anno e mezzo, si sentono autorizzati a raccontarti per un’ora e mezza della malattia vissuta dal congiunto dell’amico o dell’amico dell’amico o del parente dello zio, come se non vedessimo l’ora, ammorbati già dai virologi della telepandemia e dopo cotanta prigionia, di sparare su quel raro momento di pace e di spensieratezza, non vedendo l’ora di venire a sapere di un altro fatto in più.

E così, maledicendo quell’occasione tanto agognata di libera uscita e di incontro con il genere umano, che di umano sembra avere più assolutamente nulla, preferisci tornare a casa e restarci. Cosa c’è di meglio della compagnia del proprio cane.

@vanessaseffer

Aggiornato il 01 luglio 2021 alle ore 11:36