Non c’è Fede per la giustizia

Episodi come quello accaduto pochi giorni fa dimostrano che nel nostro Paese qualsiasi riforma della giustizia, semmai verrà fatta, servirà comunque a poco.

Napoli, ore 4 del mattino, piena notte. Due agenti della questura si recano in un hotel del lungomare per un blitz essenziale alla sicurezza della città e dell’intero Paese. Dopo aver gentilmente bussato, fanno irruzione nella stanza di un 90enne in sedia a rotelle per controllare che i suoi documenti fossero a posto, in particolare le autorizzazioni del tribunale di Sorveglianza di Milano sul suo trasferimento a Napoli. Sì, perché l’anziano si trova agli arresti domiciliari dovendo scontare una condanna di 4 anni e 7 mesi.

Autorizzazioni che, a seguito della minuziosa verifica delle carte, risulteranno regolari. Il “pericoloso pregiudicato” era infatti arrivato da Milano in giornata per assistere al funerale della moglie, che risiedeva nella città partenopea. L’uomo sarebbe poi dovuto rientrare il giorno seguente nella casa dove sta scontando gli arresti. Uno spostamento del tutto legittimo e autorizzato dal tribunale appunto ma che, a quanto pare, doveva necessariamente essere appurato nel bel mezzo della notte dagli organi competenti. Come dar torto a questa rigida procedura, chissà quale attività illecita avrebbe potuto compiere il 90enne a bordo della sua carrozzina, chissà quale minaccia avrebbe potuto recare alla sicurezza pubblica.

Figuriamoci se per una volta lo Stato poteva chiudere un occhio. Figuriamoci se poteva adottare la regola del buonsenso di fronte a un vecchio signore in quel momento colpito pure dallo choc emotivo per la perdita della moglie, con la quale era sposato da ben 57 anni. Ma se proprio era inevitabile farlo, sarebbe stato così difficile attendere qualche ora? Perché piombare così alle 4 di notte? Perché adottare questi metodi contro un uomo ormai destinato a trascorrere il resto dei suoi giorni agli arresti domiciliari (gli auguriamo ovviamente di campare il più a lungo possibile)?

Mi chiedo se sia rimasto ancora un briciolo di Stato di diritto in questo Paese. Forse non più. Forse lo tsunami giustizialista e manettaro di stampo grillino ha contribuito a spazzar via quelle poche garanzie rimaste dopo il primo tsunami, Tangentopoli.

Insomma, ci siamo ridotti ad accanirci su un 90enne in carrozzina. Quanta pena per questa giustizia così mal amministrata. Chissà quanti altri episodi si verificano senza venire alla luce solo perché subiti da persone comuni. Sì, perché l’anziano signore vittima di questa barbarie ha un nome e un cognome assai noto: si chiama Emilio Fede.

Aggiornato il 28 giugno 2021 alle ore 12:30