Opinioni a confronto: fogli sporchi e carta straccia

Così nel mio parlar voglio esser aspro” (Dante)

“Come dichiara apertamente il titolo, oggi parliamo dell’Informazione, ch’è la piaga più grande che ci sia. Se in Italia le cose vanno male la colpa è pure e soprattutto sua. Chi è colto e intelligente si districa in questo labirinto, egli lo sa come uscirne, ma il volgo fa fatica, non ne possiede la capacità. Con i social, poi, che vanno a gonfie vele, i Facebook ed altre amenità, essa è una nuova Torre di Babele che, come l’altra, prima o poi cadrà. Invece di sopir la divisione, che nel Paese attizza la politica, l’accresce, fa una grande confusione tra la faziosa e l’obiettiva critica. La sua data di nascita si perde nella notte dei tempi, e come tutte le cose risale a Dio, il quale aveva dei messaggeri, gli angeli (questo è il significato della parola), che facevano da tramite fra Lui e gli uomini. Dunque, l’Informazione è nata in Cielo, come la prima guerra, fra Lucifero e Dio, il Re degli eserciti dell’Antico Testamento, che la Chiesa ha mutato in Re dell’Universo, e che di guerre ne ha fatte diverse, contro i Madianiti, contro gli abitanti di Sodoma e Gomorra, facendo stragi a non finire”.

“Guerre accettate anche da Gesù, che d’altra parte era ebreo e che addirittura dice alla sua gente sono venuto a portare la guerra, non la pace, a dividere, non ad unire”.

Ebbene, il primo giornale nacque a Roma nel periodo dell’Impero, quando a Cesare venne l’idea di redigere per iscritto, giorno per giorno, gli atti del Senato e del popolo. Si chiamavano acta diurna e raccontavano i fatti più importanti accaduti ai membri della classe dirigente e ai rappresentanti della nobiltà. Le notizie del giorno venivano affisse su una tavola di gesso bianco ed esposte al pubblico, e i cittadini potevano farle ricopiare da appositi scrivani e distribuire le copie ad altri. Così anche chi non risiedeva a Roma, e persino i legionari, che stavano lontano o che erano impegnati nelle guerre, potevano sapere quel che accadeva nella capitale. Già allora non mancavano in quel giornale il pettegolezzo e le menzogne, e le famiglie nobili si davano da fare affinché le notizie che riguardavano loro fossero sbattute in prima pagina”.

“Niente di nuovo, dunque, sotto il sole”.

Nell’Ottocento un celebre scrittore, Ludovico di Breme, definito lo spadaccino del Conciliatore, nel suo giornale, offeso e disgustato, denunciò la sguaiata oltracotanza dei cronisti italiani, che chiamava beffardi e screanzati, e criticava le inconsideratezze e villanie delle quali traboccano gli articoli di certi fogli, e le mariuolerie di giornalisti stupidi e ridicoli. A qual segno, diceva, non è giunto questo arbitrario abuso della stampa! Giovanni Papini, fra le tante descrizioni, definiva i giornali il surrogato delle corride e delle impiccagioni, pezzi di fogli sporchi, un concentrato di piaggeria, retorica e menzogna, e storici dell’attimo i cronisti, che come spie mettevano alla gogna questo e quello. Giampaolo Pansa, per farla breve, definì i giornali Carte false e Carta straccia. Col suo solito stile, risentito, andò alla caccia dei più diversi e noti giornalisti: asini, reticenti, assaltatori, corrotti, analfabeti, scandalisti, giustizieri, spacconi, imbonitori, militanti, crociati, leccatori, opinionisti della Rai-tivù, vittimisti e violentatori. Parafrasando Dante, possiamo dire cari giornalisti, non superbite con quel viso altero: chinate bene il volto, sì che veggiate il vostro mal sentiero!.

“Come la libertà, l’Informazione anche lei deve avere delle regole altrimenti si perde la ragione e si scrivono cose ignobili, pettegole, denigratorie. Mi ricorda la Fama virgiliana, un mostro orrendo di cui nessuno mai fu più veloce, che si accresce via via nel moto stesso, acquistando così vigore e forza. Fiacca all’inizio e timida, ben presto alza la cresta e, mentre va poggiando i piedi sul terreno, cela il capo fra le più cupe nuvole del cielo. Ha ali rapidissime, tremendo mostro enorme, che quante piume ha in testa tanti vigili occhi vi nasconde, incredibile a dirsi, tante lingue, tante bocche squillanti e tante orecchie pronte al più lieve mormorio. Di notte vola fra cielo e terra, sibilando nell’ombra, né mai chiude al dolce sonno le palpebre: di giorno sta seduta sui fastigi dei tetti o sulle torri, incutendo terrore alle città, tenace spacciatrice di menzogne e verità. Costei, riempiendo tutta gongolante le orecchie della gente, va diffondendo sparpagliatamente sulle bocche degli uomini menzogne inframmischiate con la verità”.

Molti anni fa su, Og informazione, Titta Madia, citando alcuni dati, ricordò ai giornalisti la funzione nobile e santa a cui sono chiamati. Voi, disse l’avvocato in conclusione, non avete soltanto dei diritti, potete dire la vostra opinione, ma state sempre attenti a filar dritti. Enzo Biagi esclamò non c’è più direttore che conti qualche cosa: se cestina un pezzo o se corregge qualche errore, l’autore lo trascina in tribunale. Paolo Mieli, rompendo la sua calma e il suo equilibrio, andandoci anche lui con le cattive, siete stupidi, disse, non potete prendere voi tutte le iniziative. Miriam Mafai confessò questo è il problema: ogni articolo nostro è compilato in modo che coincida con lo schema che nella nostra mente è già fissato. Ma perché in un Paese che già langue tutti i Tg ci fanno anche la guerra, mostrandoci col marcio tutto il sangue che scorre sulla faccia della terra? A colazione, a pranzo ed alla cena dobbiamo, a danno della digestione, sorbirci pure, scena dopo scena, tutte le porcherie della nazione. Certe immagini generano il male quando, seguite dall’emulazione, fanno di un uomo onesto un criminale, che finisce col perder la ragione. In questo mondo sporco, dopotutto, ci sarà pure qualcosa di buono, e allora quanto meno insieme al brutto mostrateci anche quello, e pari sono”.

“Giornali seri e fatti con coscienza per fortuna ce n’è nella nazione: c’è davvero una bella differenza tra Il Fatto Quotidiano e l’Opinione. Il primo è zeppo di diffamazioni, con tanto di condanne e di querele. Il secondo, pacifico e sapiente, è il quotidiano delle libertà, cioè delle opinioni della gente, e non altera mai la verità. Benché libera sia, l’Informazione non vuole l’odio e la faziosità: se ci si mette dentro la passione, si è come schiavi della libertà. Un politico nostro, l’uomo dei valori, duro come una pietra, comprò una pagina di un giornale straniero per sparlare del premier italiano e del Paese”.

L’Italia ha sempre avuto traditori fra gl’Italiani stessi, che hanno flirtato con lo straniero pur di far fuori il Governo o il capo dello Stato. L’Italia fa comodo agli stranieri soltanto per venirci d’estate a carovane, come disse Giosuè Carducci in un suo canto, fan pasqua i lurchi nelle loro tane e poi calano a valle. Il Belpaese per lo straniero è davvero una pacchia, che sia tedesco, bulgaro o francese, ma gl’Italiani sono come Fracchia”.

“Oggi tutto è spettacolo, anche l’Informazione e la Giustizia. Cosa dire di Forum, per esempio, in cui le madri denunciano i figli e viceversa? Si scagliano a vicenda, gli uni contro gli altri, pieni d’odio e rancore: è un bell’incitamento a quell’amore che dovrebbe unire la famiglia, e che al contrario, invece, si assottiglia sempre di più”.

Mass-Media

Odio l’indiscriminata Informazione,

mostro ambiguo, che si nutre

di altri mostri minori,

che si chiamano arrivismo,

faziosità, imbecillità,

presunzione, cattivo gusto,

violenza, prevaricazione;

che impunemente distrugge

un’onorata reputazione,

che sputa sentenze e condanne,

che fa violenza al dolore

privato: “Signora, perché piange”.

“Senta, mi lasci stare!”.

“Ma suo marito, è vero

ch’era disoccupato?

Per questo s’è buttato

dalla finestra? Dica!”.

“Mi tolga quel microfono

dalla bocca!”

“Risponda!!!”

“Le ho detto mi lasci stare!”.

“Ma insomma, io devo fare il mio dovere!

Lei non vuol proprio collaborare!”.

Informazione, tu non rendi

un buon servizio alla società

quando, sia pure a ragione,

dai ragione all’assassino

incolpando la stessa società

di avergli armato la mano,

o quando offri il palcoscenico

a pentiti e criminali

perché vi facciano il loro show

sulla pelle del pubblico che paga.

Giornalisti del video,

della carta stampata,

parlate, parlate, ma in nome

di quale libertà?

Salvi sempre gli onesti,

voi siete gl’intoccabili

di questa società.

Volete dire la verità,

tutta la verità,

nient’altro che la verità?

E allora tenetevi il male,

non lagnatevi poi se questo cresce

e magari finisce

col mettervi in catene

Libertà di stampa, verità,

completezza dell’informazione,

crimine, droga, terrorismo,

tangenti, scandali, questione morale,

giornali, radio, televisione,

Informare, Informare, Informare...

così si uccidono gl’ideali.

Aggiornato il 20 aprile 2021 alle ore 12:18