Rupert Murdoch: 90 anni di battaglie

Sono in corso negli Usa manovre nel campo dell’editoria per milioni di dollari e per il controllo del mercato. In mezzo anche il magnate australiano Rupert Murdoch che, a 90 anni, dopo la fuga nel castello inglese di Oxfordshire per paura del Coronavirus, si è fatto vaccinare ed è rientrato a Los Angeles, per riprendere la guida dell’impero di giornali e tv.

Murdoch resta con la sua quarta moglie, la modella Jerry Hall, sulla scena delle manovre in corso nell’editoria mondiale, in una fase delicata come quella della trasformazione della digitalizzazione. Un anno impegnativo per la “Federal trade commission”, l’agenzia che il compito di valutare e a quali condizioni la fusione dei due primi editori come Penguin Random House e Simon & Schuster. In ballo il controllo del mercato della narrativa americana, il 70 per cento dei generi di avventura, horror, analisi politiche, libri erotici e il 60 per cento dei libri di memoir.

Una battaglia tra i cinque principali gruppi editoriali mondiali. Appartengono ai “Big five” la britannica Macmillan, la francese Hachette e la statunitense Harper-Collins che fa parte di News Corp del tycoon australiano Rupert Murdoch. Lo “squalo” dei quotidiani anglosassoni tenta di rimettere ordine nel gruppo in cui i due gioielli, la tv Fox e il quotidiano The Wall Street Journal, hanno subito un forte crollo di autorevolezza e nei bilanci a causa della troppa accondiscendenza verso la politica dell’ex presidente Donald Trump.

Il ragazzo, che era partito da un giornale di Adelaide del padre Keith, ha costruito in circa 70 anni un impero di televisioni e giornali con influenza nell’intero mondo anglosassone (nel 2011 ci furono forti proteste a Londra per l’eccessivo peso dei suoi giornali sul Governo di David Cameron). Dopo aver diviso in un trust il patrimonio tra i sei figli, ha mantenuto il controllo delle aziende nominando il 50enne Lachlan Amministratore delegato del gruppo News Corp mentre l’altro figlio James è stato fino al 2019 Amministratore delegato della casa cinematografica “21st Century Fox”.

Gelosie, visioni politiche differenti hanno fatto sballare le strategie dei due fratelli: quando Century Fox è stata venduta per 71 miliardi di dollari a Walt Disney, James si è dimesso dal board di News Corp, dichiarando di non condividere la linea editoriale del gruppo. Bocciato dagli elettori americani di Trump (nonostante i 75 milioni di voti favorevoli) e da Joe Biden, il conservatore Murdoch si è trovato spiazzato. Era convinto che la collazione a destra faceva da contrappunto ai media orientati a sinistra, con in testa la tv Cnn ed altre reti.

Il calo degli ascolti e degli introiti pubblicitari ha spinto il “vecchio leone” a cambiare strategia. Tornato a Los Angeles ha ottenuto un primo risultato con la collaborazione di altri editori mondiali: i big tech come Google e Facebook sono stati costretti, grazie alla iniziativa di una nuova legge australiana, a concordare il pagamento delle notizie che prendono per i loro canali social dai giornali. Ora la battaglia si concentra sulla fusione del primo e terzo gruppo editoriale. È scattato l’allarme di eccessiva concentrazione. Secondo il New York Times, se venisse approvata dall’antitrust la fusione di Penguin Random House e Simon & Schuster si potrebbero avere conseguenze sul livello della competitività e anche sul pluralismo del vasto mercato editoriale.

Murdoch è in campo con la società Harper-Collins, che tempo fa acquistò Harlequin Mondadori, ma la sua società è malvista da molti autori americani di successo come Stephen King.

Aggiornato il 08 marzo 2021 alle ore 09:21