Gap sanitario Nord-Sud: l’analisi della Corte dei conti

Continua, anche durante l’emergenza Covid, il divario tra le Regioni nell’utilizzo dei fondi statali e comunitari per migliorare l’offerta di prestazioni sanitarie nelle grandi città, principalmente nei maggiori ospedali.

Il gap si vede anche attraverso alcuni “indicatori”, come il divario nelle forniture di ventilatori polmonari, diventati ormai strumenti di sopravvivenza nella fame d’aria causata dal coronavirus. A fotografare la situazione fino al 2018 ma con incursioni nel 2020, è la Corte dei conti che esorta il Ministero della Salute a occuparsi più da vicino di come le Regioni si servono dei fondi, senza limitarsi alla sola erogazione, e a intervenire sulle criticità, come l’incapacità delle aziende ospedaliere a “rimpiazzare” il personale. Necessario anche frenare la spesa per le società di advisory che gestiscono i piani di rientro dai default.

“Le risorse stanziate dal 1999 fino alla legge finanziaria del 2006 per il perseguimento di standard di salute, di qualità e di efficienza dei servizi da erogare soprattutto nei centri urbani delle aree centro-meridionali dell’Italia che, al riguardo, registrano ancora sensibili ritardi rispetto alle grandi metropoli” del nord, sono state circa 1 miliardo e 200 milioni di euro”, rilevano i giudici contabili. Degli originari 302 interventi, 258 quelli effettivi, i conclusi sono 20, in corso 23, in sospeso 10, non iniziati 19, sottolinea il report. “In molti casi - prosegue - le risorse statali sono state impegnate per le costruzioni di nuovi ospedali cofinanziati anche con stanziamenti regionali o con fondi comunitari”.

Durante l’istruttoria la Corte ha controllato lo stato dei lavori dei due più importanti ospedali romani (S. Andrea e il Policlinico Umberto I), e ha esaminato l’avanzamento dei progetti per l’Ospedale del mare di Napoli, l’Ospedale San Salvatore dell’Aquila, l’Azienda ospedaliera Niguarda Ca’ Granda di Milano e il Nuovo Ospedale di Mestre. Riscontrate sul campo, con riferimento alla diffusione di piattaforme di chirurgia robotica e ventilatori polmonari, “marcate differenze tra regioni del sud e quelle del centro-nord, con prevalente concentrazione di tali dotazioni in queste ultime”. Anche dal punto di vista operativo, “gli stati di avanzamento mostrano sensibili difformità a livello regionale”, ed “è emerso che le aziende ospedaliere non sono in grado di soddisfare le esigenze di intercambiabilità del personale”, specie “le figure professionali di tipo tecnico”. Pertanto si “raccomanda al Ministero di non limitarsi a svolgere un ruolo di ‘mero finanziatore’ e di sviluppare “azioni di coordinamento, vigilanza e controllo” per “stimolare gli Enti ritardatari a portare a termine il programma”.

È opportuno, infine, “introdurre modifiche normative per l’implementazione delle competenze intestate all’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), sia in materia di supporto tecnico-contabile alle Regioni e agli enti in piano di rientro al fine di contenere la spesa per forniture di servizi di advisory contabile da parte di soggetti privati, che in tema di riduzione delle liste di attesa”.

Aggiornato il 21 gennaio 2021 alle ore 13:23