La vicenda del padre orco, che avrebbe assoldato un delinquente romeno per picchiare e spaccare le dita al figlio chirurgo gay, apre uno squarcio su questa parte di tempo tormentato e oscuro. Partiamo da un punto. Intanto la cronaca non va mai manipolata. Qualunque essa sia. Sia che vada a favore della nostra coscienza e sia che ci sia sgradita, anzi sgraditissima. Ragione per la quale non è come sembra, e cioè che con i social ciascuno può improvvisarsi giornalista e dare la notizia. E neppure i politici, che vantano di avere la tessera dell’ordine, dovrebbero scavalcare l’informazione ufficiale per mettersi essi stessi alla testa della ribalta spesso solo piegata ai propri tornaconti. Perché fare la cronaca richiede una professionalità serissima, tecniche e una deontologia che si riversa nella società determinandone i profili. Oggi, poi, in tempi di fake news grossolane e illecite i fatti non stanno quasi mai nei titoli urlati, e nel caso del chirurgo gay la vicenda è ancora tutta da capire e da chiarire. Il giornalista ha il compito di seguire passo-passo le fasi senza scavalcare soprattutto i magistrati e le indagini, limitandosi a informare senza lanciare tesi precostituite, quindi il contrario della giustizia spettacolo. Invece ci troviamo in tempi bui perché il giornalismo, quello vero e responsabile, è stato oscurato da una valanga di voci ciascuna parziale e mirata a interessi e, spesso, basse speculazioni. La differenza tra informare e disinformare sta nel fatto che il giornalismo riguarda il sapere e la disinformazione utilizza i fatti per scopi meschini o gravi.
Nella vicenda del figlio chirurgo gay, o del padre orco del figlio chirurgo gay, la magistratura dovrà stabilire intanto cosa è veramente accaduto. Il padre ritratta, dicendo di non aver mai pensato di assoldare nessuno per stroncare la carriera del figlio. Ammette, tuttavia, ciò che ha detto alla giornalista, che riporto perché è la figura accreditata alla divulgazione: “Lei sarebbe contenta di avere un figlio gay?”. Pare, così si deve dire, che questo padre duro e ignorante avesse ob torto collo accettato l’omosessualità del figlio, cioè aveva imparato ad abbozzare. Il figlio, da parte sua, riferisce invece un inferno di angherie, di violenze morali e verbali, di molestie, di persecuzioni a causa del suo genere. La famiglia sta dalla sua parte, almeno la sorella. Tutto sarebbe precipitato quando, dopo aver finto di accettare l’idea del “compagno”, il papà avrebbe scoperto la foto del figlio con un attore all’estero. Ossia, che vuol dire? L’indagine dovrà chiarire quale foto, quale attore, noto o non noto, se una celebrità Lgbt o un tipo da porno, dove è accaduto, se è vero, probabilmente anche considerando i recenti blitz delle polizie europee in alcuni bordelli omo in Belgio. D’altro canto, qualcosa deve pur giustificare una reazione così spropositata del genitore e prima di ratificare l’omofobia ci saranno inchieste, indagini, processi. Stando alle indiscrezioni “la foto” sarebbe stata l’innesco della furia padrona del padre. Il quale si sarebbe rivolto a un romeno, e qui la storia si complica, per spezzare in cambio di una somma di 2.500 euro le dita del figlio e poi picchiarlo in modo tale che non avrebbe più potuto svolgere la professione. Plausibile? O storytelling, cioè narrazione in tempi di propagande, di rieducazioni, di campagne, cioè siamo arrivati a questo punto tra immigrazioni selvagge e diritti di tutti? Chi ricatta, chi specula, chi mente?
Ma dico, i politici soprattutto italiani perché non tornano a fare il loro mestiere di legislatori invece di sproloquiare sui giornali come vedettes scandaliste? Perché fomentare e azzannarsi o storpiare i fatti senza neppure capire se è la zappa sui piedi? Mi ha indotto a riflettere il modo felpato con cui Laura Boldrini, la pasdaran, ha riferito la vicenda, mentre mi ha convinta a stare cauta la foga con cui Giorgia Meloni, la moderata, si è buttata su questa storia per scavalcare la sinistra e tutti. Mi sia consentito dire sommessamente: proprio lei, la quarantesima promessa mondiale, la statista, quella che stigmatizza chiunque, che dà del “bullo” a Giuseppe Conte nel colmo dell’emergenza virale, che vuole le elezioni a cavallo di vaccinazioni e ondate pandemiche invocando al tempo stesso la democrazia elettorale e gli attacchi sospetti dei filocomunisti planetari, esortandoci con urla a fare come John Biden e Donald Trump, l’uno che zoppica e l’altro ingobbito, sulle ceneri della più devastante elezione Usa da “Dio aiuti l’America”. Questa Giorgia Meloni qui, stanca evidentemente, stabilisce i fatti, chi ha ragione e torto, fa quello che nessuno pur nella sinistra “dei nipotini di quel criminale di Palmiro Togliatti” si è mai sognato, nonostante battaglie e bandiere. La stessa cosa che ha già fatto Elisabetta Trenta, cioè felicitarsi con la coppia gay, che nel caso della Trenta erano due giovani lesbiche marinaie in divisa da parata neo-spose con le fedi portate dai cani carlini.
La Meloni, come la Trenta, non ha espresso le sue congratulazioni personali, ma l’approvazione sotto l’egida dello Stato a un progetto di vita in discussione nella Aule parlamentari e in tutto il pianeta. E fin qui siamo alle partite tra forze oscure e potere, come mostra perfino il presepe “Guerre stellari” di Papa Bergoglio in San Pietro, ma per me c’è ben altro. C’è che ancora deve iniziare il lavoro dei magistrati e partire l’inchiesta per stabilire in primis cosa è vero, cosa è grave e come realmente sono i fatti. Anche perché, banalmente, c’è di mezzo un mercenario romeno, il quale ha messo sul piatto 2.500 euro o per fare o per non fare o è l’angelo nero oppure il ricattatore. Dico e lo voglio dire non da giornalista soltanto, che ci sarebbe un padre orco addirittura disposto a stroncare la carriera e la vita del figlio purché non entri in certi giri col camice bianco. Aggiungo solo che i veri giornalisti non scrivono soltanto scoop, libri e patacche, ma informano e quando le cose sono gravissime, come sa bene il Vaticano, la Procura di Roma e Pietro Orlandi, informano solo la giustizia e poi attendono prima di lanciarsi. Attendono le prove. Pertanto, parlo qui perché hanno appena chiuso in Italia 140 associazioni pedofile e pornografiche e stanno scattando fermi tra gli omosessuali.
Aggiornato il 19 dicembre 2020 alle ore 10:39