Un caso di miopia ideologica

Con tutta la buona volontà, non riesco proprio a scandalizzarmi per il fatto che, a Napoli, una società privata offra un servizio di trasporto all’ospedale dietro compenso, con ambulanze da loro stessi acquistate. Ovviamente si è subito levato il consueto coro italico di condanna per la “speculazione” che costoro avrebbero posto in essere, dimostrando ancora una volta di avere capacità di analisi molto limitata. Ed è certo che molti lettori o ascoltatori già immaginavano la povera madre di famiglia disperarsi per reperire il danaro necessario per poter ricoverare al più presto il marito disoccupato e colpito gravemente dal Covid.

Spieghiamoci con uno scenario semplificato. Supponiamo che vi siano dieci persone con urgente necessità di ricovero e che il servizio sanitario pubblico disponga solo di otto ambulanze. Ovviamente due persone correranno il rischio di morire. Supponiamo ora che un privato acquisti due ambulanze e le metta a disposizione per il trasporto in ospedale per la cifra di 400 euro, con un profitto netto, diciamo, di 100 euro per corsa. A questo punto, le due persone più benestanti potranno aderire spontaneamente – o venire indotte ad aderire con qualche forma di compensazione – all’offerta del servizio privato a pagamento, lasciando libere due ambulanze. Alla fine, sarebbero felici tutti quanti: le otto persone che saranno ricoverate con mezzi pubblici, le due che avranno pagato per ottenere lo stesso risultato, il servizio sanitario che avrà evitato il collasso e lo stesso privato che avrà ottenuto un buon profitto. Senza questa forma di sussidiarietà le cose sarebbero andate male per tutti ma, per gli occhi scandalizzati di chi vede solo l’aspetto commerciale della cosa, sembra che l’iniziativa del privato sia comunque e sempre da condannare, anche a costo che la condanna riguardi due persone che non riusciranno a sopravvivere.

È assolutamente ovvio che un servizio sussidiario privato potrebbe essere generosamente istituito in via gratuita da mille altre organizzazioni, come banche, aziende o associazioni benefiche. Ma, in mancanza di tutto questo, non vedo perché si debba gridare alla vergogna per una iniziativa lecita e intesa come investimento. Si farà notare che la richiesta di ben mille euro – questo pare sia il prezzo del servizio a Napoli – è decisamente esorbitante e ciò è sicuramente vero. Tuttavia, invece di inveire contro questo privato francamente esoso, andrebbe stimolata l’introduzione in questo mercato di altri privati in modo che, come sempre accade, il prezzo scenda e si assesti su livelli accettabili dalle fasce di popolazione che se lo possono permettere. Con la conseguenza, decisamente positiva, che i servizi offerti dalle ambulanze pubbliche non sarebbero travolti dall’eccesso di domanda mettendo a rischio la vita delle persone. Purtroppo, ancora una volta, prevale invece l’astio contro l’iniziativa privata e l’impiego distorto del termine “speculatore” che avrebbe senso se, e solo se, tutti fossimo obbligati ad accedere ad un servizio monopolistico senza controlli. Così, si preferisce blaterare e spendere tempo a criticare l’insufficienza del servizio sanitario nazionale pur sapendo che, nell’immediato, le chiacchiere non generano nemmeno mezza ambulanza in più.

Aggiornato il 24 novembre 2020 alle ore 09:48