Le anomalie della pandemia

Premesso che, alla luce di quello che sta accadendo dal punto di vista sanitario in ogni angolo del pianeta, le teorie negazioniste del Covid-19 rappresentano, per buona parte, la frangia più ignorante dell’intera popolazione mondiale, tuttavia, è altrettanto vero che stanno accadendo anche alcune anomalie, interne ed internazionali, che fanno indubbiamente riflettere. La prima e più vistosa anomalia sta nella “certezza” che non sapremo mai la verità intorno all’origine del virus, se naturale o umana, perché, essendoci di mezzo la Cina, un regime comunista dittatoriale, non si saprà mai e poi mai come sono andate effettivamente le cose, anche considerato l’enorme deficit di trasparenza a cui abbiamo assistito e che è costato al mondo un grave ritardo nella preparazione della risposta sanitaria.

Un’altra delle poche “certezze” di questa brutta storia è che l’Oms è stato un protagonista in campo tendenzialmente negativo e per questa ragione, non è semplicemente anomalo, ma è addirittura assurdo che la comunità internazionale abbia affidato un’inchiesta per capire cosa sia successo all’interno del famigerato laboratorio di Wuhan proprio all’Oms, cioè, al soggetto accusato dagli Stati Uniti di eccessiva contiguità con il regime cinese e che, nella migliore delle ipotesi, stando ad un recente rapporto firmato dalla prestigiosa agenzia di stampa, Associated  Press, potrebbe anche essere stato ingannato dall’amico cinese che gli avrebbe nascosto la gravità della situazione. Così come è altrettanto curioso che i democratici americani vogliano far passare per pazzo Donald Trump solo perché, dopo aver contratto il Covid-19, è andato in tv a dire che gli sono bastati pochi giorni di cure ospedaliere per sentirsi meglio, in quanto non c’è proprio niente di “folle” nell’andare a raccontare agli americani che, fortunatamente per lui, la positività non lo ha provato in modo eccessivo, nonostante abbia contratto la polmonite Sars-Cov-2 alla veneranda età di 75 anni.

Ed è curioso anche il fatto che non si riescano a fare significativi passi in avanti nel tracciamento dei positivi, dal momento che non si possono fare sette miliardi di tamponi per testare l’intera popolazione mondiale, per cui bisogna prendere atto che quella che, qualche mese fa, sembrava la via maestra per la risoluzione del problema, cioè, l’effettuazione di tamponi a tappeto per scovare i positivi, non sta dando i risultati sperati, anzi, sta progressivamente “intrappolando” la risposta sanitaria impedendole di compiere il definitivo salto di qualità, cioè, l’azzeramento dei contagi, poiché continuano ad esserci troppi asintomatici in giro ed è impossibile procedere ad un loro totale isolamento su base planetaria.

Quindi, vanno rapidamente scovate soluzioni alternative che possano consentire di convivere con il Covid-19 altrimenti il mondo rischia seriamente di restare fermo fino a quando non sarà disponibile il vaccino, i cui tempi non saranno affatto brevi, anche se il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, domenica 11 ottobre ha detto che sarà pronto entro la fine dell’anno. Vedremo. Anche se i tamponi sono stati molto utili all’inizio dell’emergenza sanitaria per comprendere la pericolosità degli asintomatici, tuttavia l’attuale sistema sembra un tentativo di arginare le onde dell’oceano con le mani e le perplessità aumentano, se si considera che gli ospedali, sia italiani che internazionali, pur in assenza di cure ufficiali, hanno progressivamente acquisito una maggiore familiarità con il Covid-19 e attualmente sono in grado di curare meglio i pazienti ricoverati, rispetto ai quali, fino a qualche tempo fa, i medici non sapevano cosa fare per fronteggiare le fasi più critiche di questa insidiosa e sconosciuta malattia, mentre adesso è meno azzardato per loro capire quali pazienti necessitano effettivamente di ossigeno e quali possono essere curati in altro modo.

In questo quadro, il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri ha proposto di ridurre la quarantena da 14 a 10 giorni ed è già un piccolo passo in avanti, ma il Governo deve lavorare di più per “convivere” con il virus, andando oltre i tamponi, potenziando la strada tecnologica e, soprattutto, separando i giovani dai meno giovani per evitare il rischio di contagio domestico, anche perché, almeno in Italia, in questo momento, la pressione dei malati Covid-19 sugli ospedali, soprattutto nelle terapie intensive, è pari a circa 400 unità in totale e non è lontanamente paragonabile alle diverse migliaia di qualche mese fa.

Sebbene la linea epidemiologica vada tenuta sotto stretta osservazione, tuttavia, è auspicabile che il Governo ed i suoi tecnici ci vadano con i piedi di piombo nel disporre nuove limitazioni alle libertà personali come avvenuto nei mesi scorsi, perché il sistema economico, in leggera ripresa, verrebbe messo a dura prova ed accadrebbe altrettanto al sistema nervoso degli italiani, oggetto di “considerazione” anche da parte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha recentemente dedicato un affettuoso pensiero alla psiche degli italiani, così duramente provata.

Sempre restando in casa nostra, è altrettanto anomalo che il Paese stia gestendo la più grande crisi sanitaria della sua storia con un ministro della Salute, Roberto Speranza, laureato in Scienze politiche, quindi, senza alcuna competenza tecnica in materia, facente parte di un partito, Leu, che, in questo momento, nel Paese, ha più parlamentari che elettori. Così come è altrettanto curioso che il Governo stia gestendo la più grave crisi economica dal Secondo Dopoguerra ad oggi con il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri ˗ un politico di lungo corso del Pd, di scuola Pci ˗ laureato in Lettere e Filosofia all’Università di Roma “La Sapienza”, professore associato di Storia contemporanea sempre alla “Sapienza”, quindi, anch’egli privo di competenze tecniche specifiche ed è presumibilmente per questo motivo che non ha brillato granché nelle sue rarissime apparizioni, anche perché sembra capitato lì per caso ogni volta che interviene per parlare delle misure economiche con cui andrebbe affrontato il post Covid-19.

Sempre rimanendo in casa nostra è altrettanto anomalo che il Governo abbia imposto alle persone di rimanere in casa per 70 giorni, impedendo di uscire anche per prendere un po’ d’aria, sebbene ci abbiano insegnato, fin da piccoli, che il sole e l’aria fresca fanno solo bene alla salute, anche considerando che l’Istituto Superiore di Sanità, qualche giorno fa, ha finalmente riconosciuto che l’80 per cento dei nuovi focolai che stanno rapidamente conducendo alla “seconda ondata”, sono proprio di origine domestica, rischio che avevamo più volte segnalato, durante la fase acuta del lockdown, come effetto collaterale del martellante “state a casa” da parte del Governo. E adesso che obbliga ad indossare le mascherine addirittura all’aperto, anche questa sembra una soluzione tremendamente insalubre, con tutto quello che ne consegue in termini di igiene della mucosa orale, di difficoltà respiratorie e di mancata corretta ossigenazione.

Quindi, le anomalie sono evidenti, anche se ipotizzare che dietro il Covid-19 ci possa essere una sorta di “grande vecchio”, cioè, un’eminenza grigia che, dall’estero, starebbe guidando le operazioni come un burattinaio, può essere, allo stato, fuorviante, perché il mondo è stato travolto in modo trasversale dal virus che non ha risparmiato alcun continente, da nord a sud del pianeta ed ha toccato sia i Paesi del blocco orientale che occidentale. Tuttavia, non si può escludere che possano esserci dei potentati economici che si stanno approfittando della situazione gettando benzina sul fuoco.

Non si tratta di Governi che operano seguendo un preordinato piano di “intelligence”, ma di speculatori finanziari dorati di un’immensa disponibilità economica in grado di reggere ad anni di lockdown e di condizionare, attraverso il diretto controllo dei media a livello mondiale, Governi deboli, privi di prestigio politico ovvero senza adeguate coperture internazionali. Ma ritenere che tutta la realtà possa finire con il confluire “nell’io assoluto” non è certo un’originale trovata di nostra invenzione, ma lo insegna il grande filosofo tedesco, Johann Gottlieb Fichte ˗ continuatore del pensiero di Immanuel Kant e padre dell’idealismo tedesco ˗ che, nella “Dottrina della Scienza”, ha indagato a fondo sulle condizioni che rendono possibile la conoscenza, anche incitando fortemente, in questo modo, il popolo tedesco a combattere contro Napoleone Bonaparte nei suoi “Discorsi alla Nazione”. Corsi e ricorsi storici? Speriamo proprio di no.

Aggiornato il 12 ottobre 2020 alle ore 12:06