Un tesoro di burocrazia, come estrarre valore dalla Pubblica amministrazione

Chi è il Leviatano? Risposta unanime: la burocrazia. A oriente come a occidente. Mostruosa macchina di sterminio nella Germania nazista (indimenticabili i passaggi in merito di Hannah Arendt nella cronaca del processo ad Adolf Eichmann), come nella tetra Urss di Stalin. La Cina contemporanea, addirittura, ha costruito ex novo un invasivo e totalizzante Leviatano digitale denominato Surveillance State. In questo caso di scuola, molte centinaia di milioni di telecamere sorvegliano, grazie al riconoscimento facciale, piazze, vie e luoghi pubblici, mentre le autostrade informatiche e i social network sono costantemente monitorati da milioni di censori digitali. Al cittadino cinese che violi le regole o non ottemperi alle disposizioni dell’Autorità politica e burocratica viene assegnato un punteggio sociale negativo (da recuperare in seguito con…comportamenti virtuosi!), con una scala a salire di perdita di status: divieto di spostamento sia all’interno del territorio che all’estero; interdizione temporanea a usufruire di determinati servizi pubblici, e così via.

E qui in Italia come funziona? Sul motivo conduttore del Recovery Fund (che per noi sarà un calvario di lacci burocratici e di condizionalità, arrivando con il contagocce nell’arco di anni), tutti straparlano di semplificazione burocratica e di lotta alla burocrazia (sì, sempre lei: da spaventapasseri a demone). Dai fatti concreti, chi ne parla però non ne capisce manifestamente un bel nulla. Perché non ha, per esempio, la più pallida idea del valore aggiunto effettivo che i cittadini estraggono dalla Pubblica amministrazione.

Un esempio per tutti renderà chiaro il concetto. Per onorare i propri doveri verso il fisco, un gran numero di contribuenti è costretto a rivolgersi a un commercialista (libero professionista) per la dichiarazione dei redditi. Costui è per mestiere obbligato a muoversi in una giungla fitta e incoerente di disposizioni normative e regolamentari, che cambiano a ogni legge finanziaria. La burocrazia è poi tirata per le orecchie a controllare e reprimere frodi e abusi. Quella soffocante giungla è il prodotto primo per eccellenza dell’attività parlamentare e dell’iniziativa governativa, e quindi la burocrazia è assolutamente incolpevole delle malefatte di legislativo ed esecutivo.

Funziona così per tutto il resto delle competenze del mondo burocratico e amministrativo. Con una sacca oscura (che il cittadino non percepisce) che distingue il commercialista dal funzionario pubblico. Mentre il primo lavora per la “produzione” di un bene chiaramente individuato (la dichiarazione dei redditi), il secondo molto spesso non sa bene quello che fa e quale utilità effettiva abbiano la sua attività e il suo lavoro. La famosa black-box nella quale vengono bruciati ogni anno molte decine di miliardi in sprechi, concussioni, manipolazione di appalti pubblici e corruzioni varie, si chiama auto-amministrazione. Il povero burocrate si trova cioè imprigionato nella terribile tunica di Nesso di un mostruoso apparato (dis)organizzativo autoreferenziale, che non risponde a nulla e a nessuno dei propri risultati.

Quindi, il primo anello mortale di questo regno di Mordor della carta intestata è la mancanza assoluta di una lista di beni (atti amministrativi intermedi e finali di diretto interesse del cittadino, quali: la ricognizione degli status posseduti; le licenze e autorizzazioni) di cui sarebbe possibile, con un certo rigore, conoscere i tempi e i costi di produzione.

Al di fuori dei beni della lista di suo diretto interesse, il contribuente è chiamato ogni anno a mantenere i costi enormi di una scatola oscura (quella dell’auto-amministrazione), di cui nessuno sa nemmeno approssimativamente a che cosa serva e “se” serva. Questo perché, semplicemente, all’interno di quella perversa black-box è impossibile costruire un mercato che fissi i prezzi attraverso la concorrenza. Se il vostro commercialista è un incapace o non vi soddisfa, voi potete liberamente cercarvene un altro.

Ora, gli sprechi immensi nella Pubblica amministrazione derivano sostanzialmente da due cose: la duplicazione funzionale e organizzativa sul territorio nazionale, una miriade di uffici fanno le stesse cose senza rispettare nessun criterio di benchmarking (copiare chi fa meglio), riguardo all’organizzazione ottimale e al più corretto  dimensionamento degli uffici, in termini di risorse strumentali e di provvista del personale. Un gran numero di tribunali amministrativi regionali, consiglieri di Stato, facoltà di diritto e istituzioni pubbliche e private si occupa di sviscerare e sanzionare la legittimità degli atti amministrativi, che rappresentano il cosiddetto output di un enorme apparato burocratico elefantiaco di cui nessuno ha la minima idea di che cosa accada al suo interno.

Il secondo aspetto (in realtà, d’importanza assolutamente primaria, vedi Cina) è rappresentato dagli sterminati giacimenti di documenti e informazioni che giacciono nelle cattedrali cartacee e digitali degli archivi della Pubblica amministrazione. Manca, cioè, una giara universale in cui a ciascun profilo di cittadino sia assegnato un unico record contenente tutti suoi rapporti pregressi (cartelle sanitarie; autorizzazioni; ricognizioni di status) con lo Stato-amministrazione.

Se vi fosse la possibilità di disporre della lista e della giara, allora si potrebbe estrarre un enorme valore aggiunto dalla Pubblica amministrazione con due semplici mosse. Primo: dissociare impiego e lavoro pubblico, facendo degli impiegati dei liberi professionisti abilitati, iscritti a elenchi nazionali che assimilano per severità, controllo del merito e comportamento etico la previsione costituzionale del concorso pubblico di accesso. Secondo: dematerializzare tutto il lavoro pubblico operandolo esclusivamente in smart working, in modo che il libero professionista iscritto agli elenchi (e, quindi, abilitato, in base vari livelli di sicurezza e riservatezza) possa accedere in remoto alla giara digitale per la fornitura diretta di beni (amministrativi) della lista, a domanda del cittadino utente che ne richiede la prestazione e che sarà disposto a remunerarla ai suoi costi reali.

Ovviamente il professionista pubblico dovrà essere inserito in una nuova organizzazione amministrativa di controllo e coordinamento della sua attività, nel quadro ottimizzato della catena di comando. Rivoluzionare si può, quindi. Pensando prima con la testa e mai con la pancia delle convenienze elettorali.

Aggiornato il 08 ottobre 2020 alle ore 17:38