Che succede? Alla convinzione generale, del resto corrispondente al prevedibile di una riduzione della violenza della pandemia, si aggiungono, di giorno in giorno, notizie contrastanti.
Non sarebbe vero che il virus si indebolisca. Ma forse sì. Basta un po’ di riflessione per rendersi conto che invece dei 60mila “Militi Antimovida”, qualcuno che ne ha la possibilità, cerchi di giocare la carta del riaccendersi di un sacrosanto timore.
La cosa è complicata dal fatto che, poi, alcune questioni estremamente serie e dure finiscono per sottostare a questo svolazzare di opinioni e di spauracchi. Inoltre, ogni relazione statistica sulla violenza della pandemia è condizionata dal fatto che le percentuali sono calcolate sulla popolazione naturale ma non su quella realmente esposta al contagio.
Tutte le misure antivirus sono state in realtà dirette a ridurre il numero delle persone ad esso esposte: quelle che ad un certo punto preferiscono la movida, che non possono restarsene a casa etc.. Così all’interesse di chi ha la possibilità ed in qualche misura il dovere di valersi della paura del pubblico, si aggiunge l’impossibilità di fare i conti con numeri che non siano giostrati in effetti da tali sensazioni. È giusto e immorale agire così?
Non sto a discuterne. Quel che preoccupa è che l’abitudine a valersi di spauracchi per governare, si radica anche al di là di ogni necessità e di ogni speciale situazione. Governare diventa, dunque un po’ lo è sempre stato, l’arte di valersi delle paure della gente. Il guaio è che sempre meno sono coloro che hanno fiducia nella possibilità e nel dovere di governare, invece, con la verità e con la forza razionale dei propri argomenti.
Aggiornato il 28 maggio 2020 alle ore 16:55