La valorizzazione degli acquiferi carsici nell’area mediterranea

Nuove progettualità di ricerca e innovazione legate alla valorizzazione, alla conoscenza idrogeologica e alla gestione sostenibile delle risorse idriche sotterranee negli acquiferi dell’area mediterranea. Idee di analisi e studio dedicate all’acqua e ai percorsi carsici sia in termini di quantità disponibile che qualità dell’acqua. Inizia a produrre i primi risultati il progetto Karma, finanziato da Prima, vincitore nel 2018 da un bando per il settore “gestione delle risorse idriche”. Fra le unità di ricerca, la tedesca Bundesanstalt für Geowissenschaften und Rohstoffe; l’Italia con l’Università di Roma “La Sapienza”; la Francia con l’Università di Montpellier; la Spagna con l’ Università di Malaga; la Tunisia con l’Ecole National d’Ingénieurs de Tunis e il Libano con l’American University of Beirut.

Gli acquiferi carsici sono immensi serbatoi sotterranei costituiti dalle rocce delle montagne, per lo più calcari e dolomie. L’elevata permeabilità delle rocce carbonatiche e i vuoti creati dalla dissoluzione carsica consentono all’acqua di penetrare nel sottosuolo, dove scorre rapidamente a distanze notevoli lungo percorsi sconosciuti che gli speleologi indagano e studiano. Queste specifiche caratteristiche rendono gli acquiferi carsici molto vulnerabili alla contaminazione da inquinanti e altamente sensibili ai cambiamenti climatici che causano sempre più frequenti eventi estremi quali inondazioni e siccità. Inoltre, la complessità idraulica e l’estensione ne rendono molto difficile l’esplorazione, la gestione sostenibile e il prelievo della risorsa, per cui sono richiesti nuovi approcci integrati anche transfrontalieri.

Il progetto Karma intende sviluppare e implementare una piattaforma e il relativo database quale strumento fondamentale per la condivisione delle informazioni che verranno messi a disposizione della comunità scientifica, dei portatori di interesse, degli enti preposti al governo del territorio e agli utenti finali. L’attività svolta per il partner italiano si sviluppa principalmente nell’area studio del massiccio del Gran Sasso, all’interno del Parco Nazionale, in Abruzzo. Partendo dall’applicazione di pratiche di monitoraggio specifiche per acquiferi autoveicoli su parametri differenti e con diverse modalità (online e spot), sarà possibile determinare la disponibilità della risorsa di un bacino idrogeologico, nonché la sua variabilità spazio-temporale causata anche dalle variazioni climatiche o dalle pressioni antropiche. Qui la più importante sorgente del sistema idrogeologico è la Sorgente del Terino, le cui acque sono sfruttate sia per ricavare energia idroelettrica, sia per usi idropotabili per le città di L’Aquila e Pescara. Dalle principali sorgenti che fanno capo al massiccio del Gran Sasso sgorgano circa 25 m³/s di acqua. Il paesaggio è caratterizzato da prati, foreste e piccoli centri abitati e deve affrontare diverse sfide antropogeniche legate alla gestione delle acque sotterranee.

La ricerca concentra la propria attenzione sull’impatto del tunnel autostradale che attraversa il Gran Sasso, oltre che sulla pressione delle attività industriali sulle acque sotterranee e sul relativo inquinamento. La ricerca permette di studiare anche i fenomeni naturali come i terremoti e i cambiamenti climatici, che hanno un impatto sulle acque sotterranee. Tutte le conoscenze saranno estese tramite la cartografia tematica interattiva, dopo un processo di mappatura, all’interno dell’area del Mediterraneo e i dati saranno elaborati per sviluppare un sistema gestionale di ottimizzazione della risorsa idrica sotterranea. La piattaforma e il relativo database saranno uno strumento fondamentale per la condivisione delle informazioni e verrà messa a disposizione della comunità scientifica del nostro bacino. Le mappature contribuiranno al censimento degli Ecosistemi Carsici dipendenti dalle acque sotterranee e al miglioramento dell’implementazione delle Direttive Quadro sulle Acque. Un progetto che mira a tutelare il patrimonio liquido degli ecosistemi carsici in tutto il Mediterraneo.

Aggiornato il 22 maggio 2020 alle ore 11:49