Il virus: fobie, ipocondria, ansia e stress. Come se ne esce?

Il Coronavirus non è solo ma, metaforicamente – il cigno nero che sta rivoluzionando la vita di tutti: eventi cancellati; perdita o chiusura di posti di lavoro; isolamento relazionale – si può addirittura parlare di reclusione forzata. Lo sbattere delle ali del cigno è stato talmente forte che ha trovato tutti impreparati. Troppi sono stati i messaggi confusi lanciati da forze politiche e anche professionisti del settore tesi a sottostimare la pericolosità e l’impatto del virus considerato banalmente come una influenza un po’ più forte.

Al di là del Coronavirus è emerso fin dall’inizio un altro virus, stavolta prettamente psicologico, che è entrato dentro di noi, in un primo tempo con paure, sia razionali che irrazionali, con un’apologia del panico rispetto alla pericolosità il virus biologico. In un secondo tempo con comunicazioni autorevoli, mezzi di comunicazione ufficiali si è raggiunta una consapevolezza più matura che porta di conseguenza a restrizioni profonde e dolorose al nostro agire quotidiano.

In un periodo così difficile è comprensibile che fobie ed ipocondria si accompagnino a meccanismi più naturali come l’ansia e lo stress mettendo la salute mentale delle persone a maggior rischio. È importante pertanto, nel limite del possibile, cercare di trovare delle strategie di fronteggiamento (coping) adattive e allontanando quelle maladattive (eccessivo consumo di alcol, fumo, abitudini alimentari scorrette, solo per fare qualche esempio).

Rimuginare troppo o ossessionarsi sulle conseguenze della pericolosità del Coronavirus non aiuta l’individuo, anzi tutto ciò può avere ripercussioni negative anche sul sistema immunitario. Dal punto di vista psicologico occorre vaccinarci al momento con le nostre difese naturali: le emozioni positive: espandendo le nostre opzioni cognitive e comportamentali aumentiamo la resilienza e miglioriamo la salute psico-fisica. È importante anche prendersi cura della propria salute mentale contestualizzata al lavoro. Anche in periodi di inattività va mantenuta la motivazione lavorativa, così come in momenti di grande sforzo (sto pensando ai nostri medici e infermieri) sono fondamentali il recovery e la gestione dello stress lavoro correlato.

Tuttavia, è doveroso ricordare che per vincere la partita con il virus ci vorrà il sostegno e l’engagement di tutti noi. È importante sensibilizzare non solo l’individuo alla sperimentazione di comportamenti e emozioni intelligenti, ma anche i gruppi, le comunità, le istituzioni e le aziende. L’intelligenza emotiva delle organizzazioni sarà fondamentale per far risorgere una fenice dalle ceneri capace di spezzare le ali del cigno nero.

(*) Psicologo e professore associato di Psicologia del lavoro e delle organizzazioni all’Università europea di Roma

 

 

 

 

 

 

 

Aggiornato il 20 marzo 2020 alle ore 12:06