Lavoro da casa per i giornalisti

Cambia il modo di lavorare nei giornali, in televisione e alla radio. E grazie agli edicolanti che hanno tenuto aperto le edicole le copie vendute hanno avuto un leggero incremento. È come avviene da sempre in concomitanza di avvenimenti eccezionali, sciagure, inondazioni, attentati, terremoti, consultazioni elettorali o referendarie. Non tutto fila liscio. Le copie scarseggiano per la crisi che ha investito l’editoria. Gli editori avevano da tempo diminuito le tirature e quindi i distributori della carta stampa si sono trovati in difficoltà nell’accogliere le richieste di un maggior numero di copie.

Un altro aspetto, sottolineato dal segnatario nazionale degli edicolanti Giuseppe Marchica è che il blocco della circolazione delle persone stabilito dai provvedimenti del governo ha fatto crollare tutti i prodotti che oltre ai quotidiani e periodici e riviste si vendono in edicola: giochi, prodotti extra-editoriali, figurine, album per ragazzi. È anche emerso un pericolo: la cannibalizzazione tra tivù (telegiornali, programmi di approfondimento, speciali, rubriche di ogni genere) e giornali. Per i milioni di italiani invitati a stare a casa è più semplice sintonizzarsi con uno dei tanti canali delle varie televisioni generaliste, locali o specialistiche.

Un’overdose d’informazione non fa mai male ma l’abitudine di recarsi al mattino all’edicola oppure di collegarsi via computer al sito online del giornale preferito non va abbandonata. Ed ecco allora che dopo il decreto del governo che bloccava gran parte del Nord Italia è apparso l’avviso che per un certo periodo la lettura degli articoli online è gratis. ilmanifesto.it diventa aperto, gratuito e “accessibile a tutti” per un gesto richiesto da molti lettori fedeli o occasionali. I redattori del giornale che compirà 50 anni l’anno prossimo, senza pubblicità e autofinanziato dai lettori, rilevano che abbassare “il paywall” del sito è un esperimento unico d’informazione per essere bene informati, consapevoli di quello che accade in un periodo delicato di emergenza nazionale. Il Corriere della sera e Repubblica, insieme ad altre aziende, hanno messo a disposizione 25mila abbonamenti gratuiti per tre mesi delle loro edizioni digitali. Per non far venire meno, osservano, il giornale come strumento fondante, pilastro del sistema mediatico-informativo.

E il sottosegretario Andrea Martella si è spinto a definire la funzione dei giornali come servizio pubblico essenziale al pari degli ospedali, delle farmacie, dei supermercati. Per i giornalisti il cambio di marcia è la digitalizzazione contro il Coronavirus per ovviare alle difficoltà di raggiungere le edicole in questa fase di emergenza. Così, molti giornalisti, cuore del sistema informativo, lavorano da casa. Al Messaggero in via del Tritone redattori ridotti all’osso e nuova organizzazione del lavoro con i computer di casa collegati con il desk centrale e videoimpaginazione.

A via Solferino, storica sede del Corriere della Sera, misure restrittive con presenze ridotte in redazione e lavoro in remoto, web e telefonini viva voce. Alla Stampa di Torino invece il direttore Maurizio Molinari su indicazione dell’editore John Elkann ha detto no al “telelavoro-smart working”, mettendo a disposizione i 37 computer portatili aziendali solo per garantire l’uscita del giornale in caso d’emergenza. Intanto è sospesa la vertenza relativa al programma “Digital First” avviata con lo sciopero delle firme a dicembre contro i pensionamenti, i trasferimenti e i tagli agli straordinari e alle domeniche.

 

Aggiornato il 16 marzo 2020 alle ore 13:53