“Dobbiamo essere trasparenti al nostro interno, e fuori dal nostro mondo esoterico, per togliere gli alibi a chi ci vuole criminalizzare in quanto massoni”.

Il Gran Maestro Sergio Ciannella, a capo di un’obbedienza che si chiama Gran Loggia d’Italia di rito scozzese, circa 300 membri iscritti, sente di dovere fare un appello pubblico per mettere al centro del dibattito la ormai quasi quarantennale caccia alle streghe – anzi ai grembiulini – nata ufficialmente nell’Italia post-fascista in conseguenza dello scandalo della Loggia P2.

“Ma in realtà sempre un po’ covata nel seno della politica visto che la logica delle persecuzioni fasciste fu poi fatta propria sia dai cattolici che dai comunisti senza poter noi contare sulla difesa di ufficio né dei liberali né dei repubblicani”.

“Oggi – dice il Gran Maestro – siamo ridotti quasi a nasconderci e il disegno politico è quello di voler accomunare tutti quanti negli errori o nei reati di pochissimi; con i massoni la responsabilità penale è diventata eccezionalmente collettiva, anzi di massa, invece che rimanere sul piano personale come è previsto dalla Costituzione, che poi proprio tanti massoni contribuirono a scrivere così come altrettanti fecero l’Italia unita”.

Perché tutto ciò?

“L’Italia non è mai stata una nazione liberale se non nei dieci o venti anni dopo l’unità storica, dal fascismo è come se non fossimo mai usciti ideologicamente e quel che è peggio è che tutto l’autoritarismo è passato riveduto e corretto nella mentalità comunista, ma anche cattolica e post-fascista e oggi sovranista”.

Come se i massoni, non essendo un gruppo etnico o religioso, non li difendesse nessuno.

Conseguenza inevitabile? Le cose, a volte inaccettabili, perpetrate da alcuni – che per massoni più che altro si spacciano – hanno fatto il resto conducendoli all’attuale Caporetto.

Aggiornato il 12 febbraio 2020 alle ore 10:58