Papa Ratzinger è in procinto di pubblicare uno scritto che farà discutere e che verte sul celibato dei sacerdoti.

Le Figaro ha anticipato alcuni brani del libro in cui il Papa Emerito dice che "Il celibato dei sacerdoti ha un grande significato perché il nostro cammino verso Dio possa restare il fondamento della nostra vita". Poiché “il servizio del Signore richiede anche il dono totale dell'uomo, non sembra possibile raggiungere entrambe le vocazioni contemporaneamente". Pertanto, "la capacità di rinunciare al matrimonio per rendersi completamente disponibile al Signore è diventata un criterio per il ministero sacerdotale".

Volendo banalizzare in modo semiserio un concetto così complesso, ci verrebbe da pensare che – nello schema di Papa Ratzinger – non ci sia spazio per una donna nella vita di chi ha scelto di dedicarsi al Signore. Quello per il Signore è un impegno full-time un po' come lo è quello per una donna: pazienza, sangue freddo e olio di gomito.

Sempre in tema di banalizzazioni, a noi quella di Benedetto XVI sembra più il consiglio di un vecchio e saggio zio che quello di un teologo. In ogni caso, Ratzinger secondo noi ha ragione da vendere.

Ma ve la immaginate la stabilità emotiva di un Ministro di Dio che, prima di dedicarsi alle anime, dopo aver chiesto a sua moglie “ma cos’hai?”, riceve la fatidica risposta “non ho niente”? Una di quelle risposte che, nell’immaginario collettivo, cela un Armageddon imminente, una vendetta del Montezuma che presto si abbatterà sul malcapitato, una tempesta celata sotto una quiete apparente. E con che cuore il nostro “don” potrà occuparsi delle anime altrui mentre sulla sua è in procinto di abbattersi l’ira di Nostrosignore sotto le sembianze di sua moglie? Come potrà predicare gioia, pazienza e perdono avendo una lei imbufalita che lo martella senza sosta? Un prete può lavorare di fantasia su un rapporto di coppia perché non lo vive e perché è proprio da ciò che trae la sua credibilità.

E se il nostro “don”, mentre si appresta ad uscire di casa per andare a fare lezione di catechismo, fosse richiamato dalla moglie con il fatidico “Amore” – appellativo che in genere è il preludio ad un guaio – e se la frase continuasse con un bel “mamma viene a stare una settimana da noi”? Come potrà il nostro povero parroco insegnare ai bambini il secondo Comandamento se, uscendo di casa, lo avrà già violato un centinaio di volte? Come potrà parlare delle gioie della famiglia proprio mentre sogna di imbracciare un’ascia facendo scempio della babbiona?

E come farà il nostro povero prete a non desiderare la donna d’altri quando, dopo vent’anni di matrimonio, si sveglierà la mattina trovando un mammut in maschera da notte, bigodini e vestaglia di flanella a quadri? Con che cuore predicherà fedeltà mentre sarà tentato di tradire mille volte al giorno (come un comune mortale) il suddetto mammut maleodorante di fritto con una bella parrocchiana astenendosi solo per ipocrita convenzione o per paura di essere beccato e mandato sotto i ponti come molti temerari divenendo povero come Gesù Bambino? E se il suddetto poi volesse divorziare dalla culona perché non ci va d’accordo, che fine farebbero i dogmi della Chiesa?

E come farà a sposarsi usando il “per sempre” ben sapendo che nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di una promessa che non è possibile mantenere? Per sempre insieme rimangono i fortunati oppure i pigri. In ogni caso nessuno può prometterlo con certezza ex ante senza rischiare di mentire prim’ancora di cominciare il matrimonio.

Il Papa Emerito, da uomo saggio, è perfettamente cosciente di quanta incoerenze ci sia nella vita di coppia e quindi tenta di salvare i ministri di Dio da figure di palta quasi sicure. Il suo tentativo è quello di preservare l’onorabilità dai parroci già messa a dura prova da mille scandali che di questi tempi li vedono coinvolti nonostante la teorica astinenza imposta dall’alto (molto dall’alto).

Figurarsi cosa accadrebbe se fosse istituzionalizzata la “libido sacerdotale”: diverrebbero una macchietta, un coacervo di incoerenze come tutti quelli in borghese che si barcamenano senza pretendere di insegnare al prossimo come si raggiunge il Paradiso.

Predicherebbero bene e razzolerebbero male. Molto male.

Aggiornato il 14 gennaio 2020 alle ore 12:41