Francia, dopo undici anni di agonia è morto Vincent Lambert

Vincent Lambert è morto. Ha rappresentato un simbolo in Francia della battaglia sul fine vita. L’uomo era tetraplegico da oltre dieci anni. La notizia della scomparsa è stata diffusa dalla famiglia. Dopo l’ultima decisione del tribunale, i medici gli avevano sospeso cure e alimentazione da mercoledì della scorsa settimana.

Lambert, 42 anni, vittima di un incidente stradale nel 2008, in seguito al quale è finito in stato vegetativo, “è morto questa mattina alle 8.24” nell’ospedale centrale di Reims, nel nord della Francia, dove era ricoverato da anni. La notizia è stata diffusa dal nipote Francois. Jean e Viviane, i suoi genitori, hanno condotto una strenua battaglia legale per impedire che al figlio fossero interrotte cure e alimentazione che lo tenevano in vita. Da lunedì si erano di fatto arresi, definendo ormai “inevitabile” la morte di Vincent. La maggior parte degli altri familiari, a partire dalla moglie Rachel, erano invece schierati per l’arresto delle terapie, così come i sanitari che lo avevano in cura e il suo medico curante.

Pierre e Viviane Lambert, i genitori di Vincent, deceduto questa mattina dopo undici anni di agonia, hanno denunciato in un comunicato che loro figlio è stato “ucciso dalla ragion di Stato e da un medico che ha rinunciato al giuramento di Ippocrate. È il momento del lutto e del raccoglimento – scrivono i genitori di Lambert – ma è anche il momento della meditazione su questo crimine di Stato”.

Secondo Maria Antonietta Farina Coscioni, presidente dell’Istituto Luca Coscioni e membro del Consiglio generale del Partito radicale, “non è eutanasia quella di Vincent Lambert, ma un protocollo medico che ha previsto la cessazione dei trattamenti e sedazione profonda e continua”.

Per la Farina, “nell’approccio medico scientifico non devono esistere resistenze di alcun tipo, deve entrare il discorso sulla morte, non si deve mai negare alla persona malata o disabile e alla sua famiglia l’ascolto: è doveroso che conoscano correttamente le strade possibili percorribili nello stesso modo per percorso di cura per accompagnarli alla morte”. “Quella della sedazione profonda continua è una via in generale percorribile anche in Italia se tutte le cittadine e cittadini italiani fossero correttamente informati, per scongiurare viaggi della morte a pagamento”.

Anche secondo Silvio Viale, medico, membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani e responsabile scientifico di Exit Italia sul caso Lambert, “Vincent è finalmente libero. Non temo di dirlo. Lo avevo detto per Eluana (Englaro, ndr) e lo ripeto ora. Continuare le terapie per mantenerlo in stato vegetativo contro la propria volontà era un atto crudele”.

Per Viale, “Vincent non aveva fatto un testamento biologico, ma in vita aveva ripetutamente detto ‘meglio un’iniezione che passare il resto della vita come un vegetale’, come confermavano amici, colleghi e parenti. Altri parenti si opponevano per una questione religiosa, ma alla fine ha prevalso la volontà ricostruita della persona. Esattamente come è avvenuto per Eluana in Italia”.

Viale conclude sostenendo che “Vincent e Eluana hanno vinto sulla crudeltà dello Stato ed hanno aperto una strada di maggiore libertà per tutti noi, che sarà completa solo quando Francia e Italia approveranno una legge sulla eutanasia che vada oltre quelle sulla semplice sospensione delle cure”.

Attraverso un tweet, il cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto divino, ha scritto che “in questo triste giorno, prego per l’eterno riposo dell’anima di Vincent Lambert, morto come martire, vittima della spaventosa follia degli uomini del nostro tempo. Prego per la sua famiglia e specialmente per i suoi genitori, così coraggiosi, così degni”.

La Conferenza episcopale francese deplora la “confusione” sul caso Vicent Lambert, dopo l’annuncio della sua morte, questa mattina, dopo 11 anni passati in stato vegetativo in un letto d’ospedale. Secondo Thierry Magnin, segretario generale e nuovo portavoce della Conferenza episcopale francese, Lambert “non era in fine vita”. “Strumentalizzando le divisioni di una famiglia (quella di Lambert, in parte favorevole allo stop dei trattamenti e in parte contraria, ndr.) si è alimentata la confusione considerando il caso Vincent Lambert come un caso di fine vita”. E invece, sostiene Magnin intervistato da La Croix, “non era in fine vita, come del resto molte altre persone dichiarate in stato di vita vegetativo e che vengono seguite in centri specializzati che non sono cure palliative”.

Per il professor Adriano Pessina, ordinario di filosofia morale e docente di bioetica all’Università Cattolica del Sacro Cuore, “oggi è un giorno di lutto e per riaprire riflessioni, discussioni, ragionamenti ci sarà tempo. Deve esserci tempo, perché questa vicenda ci interpella come uomini e come cittadini. Un pensiero a chi ne piange la scomparsa”.

Per il senatore Gaetano Quagliariello, leader di Idea, “anche questa volta qualcuno oserà dire che è stata morte naturale. Vincent Lambert non è morto, Vincent Lambert è stato ucciso”.

Per il leader del Family Day, Massimo Gandolfini, “è stato un atto di profonda inciviltà far morire di sete e di fame un paziente in stato di minima coscienza che, ricordiamo, non era in una fase terminale di una malattia ma stabilizzato e seguito da 11 anni dai parenti e dal personale sanitario”.

Secondo Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vice presidente del Congresso Mondiale delle Famiglie e di Pro Vita e Famiglia, “hanno ucciso un disabile, l’eugenetica è tornata. L’Occidente che accoglie, l’Occidente che parla di libertà, l’Occidente che ha la scienza come stella polare, ha negato tutto questo e ignorato la Convenzione Onu sui diritti dei disabili decidendo di non aiutare un uomo a continuare la propria vita con un’assistenza dignitosa e attorniato dall’affetto dei propri cari genitori. È la sconfitta della modernità e il ritorno al nazismo e al razzismo”.

Aggiornato il 11 luglio 2019 alle ore 15:25