La qualità delle cure nella Regione Lazio: i numeri di quest’anno

La Regione Lazio ha presentato il suo rapporto annuale di “Qualità delle Cure 2019” nel “Programma regionale valutazione degli esiti degli interventi sanitari”. Ha aperto i lavori l’assessore alla Sanità e Integrazione Socio-sanitaria Alessio D’Amato e a seguire il direttore della direzione regionale Salute Renato Botti e la dottoressa Marina Davoli, direttore del dipartimento di Epidemiologia del Lazio. I relatori hanno mostrato i dati del territorio regionale. Come il miglioramento delle cure grazie alla diminuzione delle diseguaglianze abbia favorito l’accesso alle stesse, sia a livello geografico sia per quanto riguarda il livello di istruzione degli utenti. Ecco alcuni dei dati più significativi riferiti direttamente dall’assessore D’Amato: “È per noi motivo di soddisfazione, soprattutto sulle specialità monitorate e confrontate con il Piano nazionale esiti, cinque fra i più importanti”. Il primo riguarda il trattamento della frattura del femore che riguarda soprattutto le persone anziane, che è per loro un elemento di grande difficoltà la gestione della frattura e il recupero della stessa, noi possiamo dire in termini assoluti nel Lazio abbiamo avuto 8.650 pazienti che sono stati operati tempestivamente e che hanno recuperato entro due giorni così come previsto dalle indicazioni nazionali. Questi dati verranno comunicati anche dal dipartimento di Epidemiologia quanto prima.

Così come nel trattamento dell’infarto, per noi altro elemento importante, vi è stata una diminuzione della mortalità del 30 per cento negli ultimi anni, che in termini assoluti significa aver avuto 800 decessi in meno negli ultimi cinque anni. Anche in ambito chirurgico, in particolar modo è monitorata la parte degli interventi laparoscopici. Pertanto, anche la degenza postoperatoria inferiore a tre giorni, così come da indicatore nazionale, e qui abbiamo avuto in termini assoluti 6.600 pazienti in più che sono stati operati entro i tre giorni e anche questo è molto importante per evitare il prolungarsi della degenza ospedaliera che, a volte, significa anche complicanze con rischio di infezioni. Altro dato importante il 73 per cento degli interventi di tumore al seno sono stati effettuati nelle sedi Breast Unit che sono 16 centri di eccellenza del Lazio che garantiscono una qualità nell’assistenza assolutamente superiore. Uno dei requisiti della Breast Unit è il volume degli interventi chirurgici, che deve essere superiore ai 150 l’anno.

Infine, seppur in un elemento di stabilità, vi è una criticità nei parti cesarei. Nonostante ne abbiamo avuti 7.300 in meno, siamo come media regionale, leggermente al di sopra della media nazionale. Sugli altri dati invece siamo in linea o addirittura migliori del dato nazionale. Questo ci porta a dire che le scelte intraprese in questi anni hanno consentito di rovesciare quella piramide rappresentata dal sistema sanitario, in cui alla base larga vi era un ampio disavanzo e all’apice vi era una scarsa qualità dell’assistenza. Per l’assessore D’Amato, “oggi ci ritroviamo una piramide completamente rovesciata, in cui vi è alla base un disavanzo assolutamente ridotto e pertanto un equilibrio economico e finanziario con un progressivo allargamento nella sommità per quanto riguarda la qualità dell’assistenza in questa Regione”.

I dati lasciano osservare un effettivo miglioramento della qualità dell’offerta sanitaria, non c’è dubbio. Nonostante tutto. Se questo accade, non possiamo far altro che ringraziare anche e soprattutto la categoria medica e sanitaria tutta, che si spende senza sosta giorno e notte, nonostante le immani difficoltà, i tagli economici, la scarsità del personale, la mancanza di un contratto, gli improperi di tanti utenti che spesso cercano il miracolo, le continue aggressioni fisiche, le problematiche derivanti dalle assicurazioni, le mille preoccupazioni che sono l’aspetto umano. Ma loro, i camici bianchi, non si fermano, non arretrano davanti al loro dovere, alla loro professionalità. Se abbiamo risultati come questi li possiamo riscontrare con medici e con una medicina non di importazione, ma ancora con una medicina italiana, che fa della nostra la seconda sanità migliore al mondo, di cui il Lazio partecipa ampiamente garantendo una straordinaria competenza con le sue importanti ed antiche università.

@vanessaseffer

 

Aggiornato il 31 maggio 2019 alle ore 12:44