L’emergenza climatica legata alla tutela del patrimonio liquido è la priorità di molte organizzazioni non governative, associazioni, istituzioni ed enti ricerca. La canalizzazione dei corsi d’acqua è una della principali cause che ha generato l’aumentato e il rischio di esondazione dei fiumi. Con la canalizzazione, l’alveo dei fiumi viene ridotto tra sponde artificiali.
Questo fa sì che la velocità dell’acqua sia più elevata, che la quantità di materiale trasportato sia maggiore e che il picco di esondazione venga raggiunto facilmente e pericolosamente. Secondo gli ultimi dati, il 60 per cento di fiumi, ruscelli, laghi e zone umide europee non è in buona salute. La situazione delle acque italiane è ancora più allarmante: solo il 43% dei fiumi è in un “buono stato ecologico”, come richiesto dalla Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE), mentre il 41 per cento è ben al di sotto dell’obiettivo di qualità e un 16 per cento non è stato nemmeno classificato. Ancora più grave la situazione dei laghi, di cui solo il 20 per cento è “in regola” con la normativa europea. Sono circa 100 le Ong europee, a cui si aggiungo quelle della Coalizione “Living Rivers” Italia, che chiedono alla Commissione europea di ribadire l’efficacia della Direttiva Acque che fino ad oggi ha consentito di proteggere fiumi, laghi, torrenti, zone umide e falde acquifere, invitando gli Stati Membri di applicarla con rigore.
La campagna è denominata #ProtectWater e chiede a tutti i cittadini di farsi sentire per difendere le risorse idriche ed i fiumi europei: “La direttiva Quadro acque 2000/60/CE è uno strumento fondamentale per garantire la tutela della risorsa idrica e la scala di intervento più efficace per tutelare i nostri corsi d’acqua e garantire la sicurezza”, si legge nell’appello lanciato dal sito del Wwf. Stiamo infatti assistendo a sempre più significativi e progressivi deterioramenti degli equilibri ambientali, degli ecosistemi di acqua dolce e ad un declino della biodiversità. “L’acqua dolce è una delle risorse più preziose e non rinnovabili del nostro pianeta. Nonostante il ruolo fondamentale, solo l’uno per cento dell’acqua mondiale è dolce e accessibile, e quell’1% è a rischio.
Secondo gli ultimi dati, il 60% di fiumi, ruscelli, laghi e zone umide europee non è in buona salute” denunciano gli attivisti, a cui si aggiunge anche l’appello del Water Museum of Venice che sostiene una nuova sfida per il futuro. Rivolgendosi a cittadini e amministratori che hanno a cuore la preservazione della qualità di tutte le acque, superficiali e sotterranee, unitamente ai patrimoni storici in grado di raccontarci e rievocare la relazione unica con il bene più prezioso per la vita, la struttura mira a porre l’attenzione sulla tematica e sulla campagna di mobilitazione. Il Water Museum of Venice è un progetto che mira a mettere insieme le testimonianze più significative dei densi ma frammentati patrimoni e “universi liquidi” della Civiltà dell’Acqua delle Tre Venezie grazie a una piattaforma on-line innovativa, volta a facilitare la localizzazione e la visita dei siti. Anche da tale piattaforma viene lanciata l’emergenza denunciata dalla Coalizione italiana “Living Rivers” attraverso la promozione digitale della campagna “Protect Water”. La campagna mira attraverso la promozione di un “diritto umano alla conoscenza” di chiarire cosa sta succedendo oggi in Europa in relazione al tema idrico, promuovendo un coinvolgimento attivo dei cittadini.
La Commissione europea, dal 17 settembre sino al 4 marzo 2018, ha lanciato una consultazione popolare sulla Direttiva europea Quadro Acque, che costituisce lo strumento più efficace a difesa delle risorse idriche europee. “La distruzione delle risorse idriche non può essere fermata senza una legislazione efficace. In Europa, abbiamo una legge molto forte che protegge fiumi, ruscelli, zone umide, acque costiere e falde acquifere: la Direttiva europea sulle acque. Questa direttiva, inoltre, prevede che le acque già danneggiate siano riportate ad uno stato di buona salute al massimo entro il 2027. Ma purtroppo, i governi europei vogliono cambiare la legge, indebolendola. Tutto questo potrebbe avere degli effetti devastanti per le nostre risorse idriche, e tutto, compresa la nostra stessa vita, dipende da loro”, denunciano gli attivisti lanciando come primo obiettivo una campagna di raccolta firme a livello europeo.
A tale denuncia si affianca quella degli esperti Unesco poiché la distruzione del patrimonio idrico comporterebbe anche la scomparsa di progetti legati all’ecoturismo: dalla tutela della balneazione, che può richiedere adeguate infrastrutture fognario depurative oltre ad una gestione ad hoc, alla presenza di un adeguato numero di fontane e case dell’acqua, sino alla scomparsa delle zone umide, capaci di attirare un flusso turistico con forti motivazioni ambientali e naturalistiche. In questo scenario, la questione della gestione delle risorse idriche, diventa una questione globale, proprio come lo è il turismo, lo sviluppo sostenibile e l’essenzialità di nuove politiche per l’occupazione e il lavoro.
Aggiornato il 13 dicembre 2018 alle ore 11:13