Palermo, arrestati 11 “furbetti” dell’assessorato regionale

Devono rispondere dei reati di truffa aggravata, accesso abusivo al sistema informatico e false attestazioni e certificazioni. L’operazione condotta dalla Guardia di Finanza riguarda 42 cosiddetti “furbetti del cartellino”. I militari delle Fiamme gialle hanno posto agli arresti domiciliari undici dipendenti dell’assessorato regionale alla Salute di piazza Ottavio Ziino a Palermo. Altri 11 hanno avuto notificato l’obbligo di firma e altri 20 sono stati denunciati in stato di libertà. Per la Procura di Palermo dalle indagini è “emersa una consolidata prassi di assenteismo ingiustificato con presenze fittizie debitamente e furbescamente certificate”. Gli indagati, secondo l’accusa, grazie alla mutua collaborazione, attraverso lo scambio dei badge e l’utilizzo dei pc aziendali, sono riusciti in maniera sistematica ad attestare false presenze. Numerosi dipendenti mentre risultavano in servizio erano invece soliti recarsi a lavoro con circa tre ore di ritardo, occuparsi di faccende private, come per esempio la spesa o il parrucchiere e in taluni casi andare anche fuori Palermo.

Gli accertamenti svolti dalle Fiamme gialle, attraverso pedinamenti, riscontri sul territorio e tramite l’utilizzo di microspie, hanno consentito di fare luce sul fenomeno dei cosiddetti dipendenti “fantasma”, rilevando e censendo più di 400 ore fraudolentemente attestate, ma in realtà mai rese. I reati contestati loro, a vario titolo, sono truffa aggravata, accesso abusivo al sistema informatico e false attestazioni e certificazioni. Tra gli indagati figura anche una coppia. Lui accompagnava la figlia a scuola e l’andava a prendere all’uscita, lei timbrava il cartellino del marito. Le telecamere piazzate dai finanzieri hanno immortalato la convivente di un impiegato che si intrufolava in assessorato per timbrare la fine del turno di lavoro, mentre il suo compagno si trovava altrove.

“Quello che impressiona in questa indagine iniziata nel 2016 – spiega il comandante del Gruppo di Palermo della Guardia di Finanza, Alessandro Coscarelli – è il numero di impiegati finiti nell’inchiesta: 42 su 200 che con disinvoltura hanno segnato 400 ore mai rese. L’indagine è iniziata dopo una segnalazione molto circostanziata fatta al 117 sull’assenza costante di alcuni dipendenti. Poi le indagini sono riuscite a ricostruire il fenomeno e le modalità con le quali i dipendenti riuscivano, grazie ad una rete di complicità, a garantire la presenza mentre si trovavano fuori per sbrigare faccende private”.

 “L’assessorato regionale della Salute – annuncia l’assessore Ruggero Razza – si costituirà parte civile nel procedimento e se dovessero ricorrere i presupposti avvierà le procedure di licenziamento per i dipendenti infedeli. Potrei dire che tra i primi atti al nostro insediamento c’è stata la direttiva sul controllo delle presenze e che i fatti per i quali si procede sono antecedenti all’insediamento di questo governo, la verità, però, è che fa rabbia pensare che dipendenti pubblici non siano presenti alle loro responsabilità. Sono sicuro che i magistrati andranno in fondo per scoperchiare del tutto questa vergogna”.

Aggiornato il 27 novembre 2018 alle ore 13:46