Serie A: Sfida a tre per il calcio in televisione

La sfida dei diritti tv di calcio per il campionato di serie A del triennio 2018-21 si giocherà in autunno. Le grandi manovra si fanno però in questi mesi estivi. In campo Mediaset di Silvio Berlusconi, Sky di Rupert Murdoch e l’incognita Vivendi del bretone Vincent Bolloré, che insiste nel portare avanti il progetto di una Netflix del Sud Europa, facendo leva sulla quota del quasi 30 per cento del gruppo del Biscione (per ora quasi congelata per aver raggiunto anche il 23,9 per cento di Tim-Telecom).

I francesi potrebbero entrare nella battaglia per l’acquisto dei diritti televisivi attraverso una joint venture tra Tim (che avrebbe tra il 60 e l’80 per cento) e la pay tv di Vivendi Canal plus, caricata però di circa 400 milioni di perdite.

Non se la passa bene, in verità, neppure Mediaset Premium, pomo della discordia, dei ricorsi giudiziari, delle osservazioni della Consob tra l’amministratore delegato Pier Silvio Berlusconi e l’imprenditore francese che ha tentato, fallendo, la scalata al gruppo di Cologno Monzese. Dopo un primo accordo per l’acquisto da parte dei francesi di Premium c’è stato un ripensamento che ha causato ingenti danni alla società milanese che si è vista costretta a rivolgersi alla Consob e alla Magistratura.

La replica di Bolloré è stata pesante ed aggressiva sia dal punto di vista societario rastrellando azioni del Biscione per salire e sfiorare il limite del 30 per cento che l’avrebbe costretta a lanciare un’Opa sia in sede giudiziaria presentando una richiesta per danni, sostenendo che lo stato di salute di Premium non era quello prospettato nell’accordo, tanto da rendere giustificato il recesso.

Un intricato groviglio di situazioni economiche e contrattuali. Nel suo intervento cognitivo la Consob ha tuttavia specificato che Vivendi deve chiarire in quale dei due settori intende procedere: in Tim-Telecom dove possiede il 23,9 per cento e sanzionato con i nuovi vertici (amministratore delegato ad interim il vice presidente Vivendi Arnaud de Puyfontaine, deleghe a Giuseppe Recchi e ingresso del manager israeliano Amos Genish) oppure in Mediaset dove Vivendi è azionista di minoranza. Per evitare nelle sanzioni dell’Antitrust che vieta “posizioni dominanti” in settori tanto delicati e strategici come quello delle telecomunicazioni e l’incrocio tra telecomunicazioni e società televisive il gruppo Bolloré sta mettendo a punto un diverso progetto.

La costituzione di una nuova società mista Tim-Canal+ per la produzione di contenuti tv e con uno dei primi impegni la partecipazione alla gara di ottobre per l’assegnazione dei diritti del calcio. Dopo l’uscita di Flavio Cattaneo (liquidato con una buonuscita da 25 milioni di euro) Vivendi è diventato anche dal punto di vista civile il socio che comanda formalizzando “l’assunzione della direzione e del coordinamento del gruppo italiano delle tlc”.

È in questo quadro particolarmente complesso che Silvio Berlusconi ha chiesto al “suo fedele amico” Adriano Galliani di tornare a casa. L’ex amministratore delegato del Milan, uscito con l’arrivo dei cinesi, è stato nominato presidente della pay tv di Fininvest che si affianca all’A.d. Marco Leonardi, nominato a marzo 2017. Obiettivo: rafforzare la squadra in vista della gara sui bandi d’asta dei diritti tv per il prossimo triennio e dell’allargamento digitale dell’offerta Mediaset Premium.

Primo tassello il ritorno del Milan sulle tivù di Cologno Monzese con la partita di ritorno dei preliminari dopo oltre 1250 giorni di assenza in Europa League con la formazione romena Csu Craiova, battuta in trasferta per 1 a 0. Galliani ha passato una vita ad acquistare e vendere diritti tv fin dal 1980 quando, come A.d. del Milan, intuì il potenziale di ascolto e di pubblicità del calcio assicurando a Mediaset la possibilità di trasmettere in esclusiva il Mundialito che venne giocato a Montecarlo. Fino ad allora il calcio di livello era esclusiva delle reti Rai. Il secondo passo fu l’accordo con il presidente della Juventus, Giampiero Boniperti, per trasmettere le partite dei bianconeri in diretta in Lombardia e in differita nel resto dell’Italia.

L’anno prossimo scadono i diritti tv della Champions League per i quali Premium sborsò circa 700 milioni di euro indebitandosi con la speranza di aumentare gli abbonati e la pubblicità. Non è stato così: gli abbonati sono rimasti a circa 2,2 milioni e non ha mai prodotto utili. Per la svolta torna in campo Adriano Galliani che in Lega ha venduto i pacchetti tv del calcio. Per un anno ancora Premium ha l’esclusiva sulle partite di otto squadre: Milan, Juventus, Inter, Roma, Lazio, Fiorentina, Genoa e Napoli. Le altre 12 sono trasmesse da Sky che sta diventando il canale con il maggior numero di esclusive nello sport a partire dalla Formula Uno.

È possibile uno scenario senza calcio per Mediaset? La tv di Murdoch ha già riportato a casa, dopo il triennio Premium, la Champions League fino al 2021. Essendo previste in gara 4 formazione italiane nella fase a gironi (ore 19 e 21) dopo la riforma voluta dall’Uefa ci sarà spazio per subappalti. In questa fase entrerebbe in competizione anche la Rai. Il duello si restringe nei confini italiani e dopo il rinvio di giugno per le offerte giudicate dalla Figc troppo basse il bando sarà rifatto.

In pole position Sky, che ritiene un investimento razionale e sostenibile tenuto conto del valore del prodotto e dell’interesse del pubblico, soprattutto giovane, per il calcio.

Aggiornato il 01 agosto 2017 alle ore 15:36