Mani pulite: golpe e atto fondativo del Pd

È bene chiarirlo, senza troppi giri di parole, una volta per tutte: mani pulite fu un vero e proprio colpo di Stato orchestrato dal potere finanziario con il coinvolgimento diretto del dipartimento di Stato Usa, il sostegno di una parte della magistratura e di una larga fetta dell’informazione, e la connivenza di pezzi della politica, non a caso usciti miracolosamente indenni dal cataclisma giudiziario che spazzò via per sempre dal panorama politico nazionale la Prima Repubblica e i suoi protagonisti. Crollato rovinosamente il Muro di Berlino, e venuta quindi meno la logica dei due blocchi, il nuovo mondo unipolare può finalmente spalancare le proprie porte a un inarrestabile processo di globalizzazione, e, in questo mutato scenario, il potere finanziario, che fino a quel momento si era servito della politica, pur restandone comunque subalterno, decide che i tempi per “mettersi in proprio” e affrancarsi da tale condizione didipendenza” sono ormai maturi.

L’occasione che si presenta è ghiotta, per certi versi irripetibile: dopo più di quattro decenni gli equilibri di Yalta sono ormai venuti meno, l’Urss va incontro a un’inevitabile dissoluzione, il comunismo ha definitivamente fallito la sua missione, e molti tra gli avamposti americani in Europa non hanno più ragione d’esistere. In Italia, inoltre, si assiste già da tempo a una perdurante perdita di efficienza del sistema politico-istituzionale e a una crescente sfiducia del cittadino nei confronti della classe dirigente. Gli ingredienti per favorire nel Belpaese una svolta epocale da realizzare attraverso un radicale cambio di paradigma ci sono dunque tutti. E anche gli strumenti non mancano. Il potere finanziario, che detiene già il controllo di alcune tra le più importanti testate del panorama giornalistico nazionale, riesce, anche tramite al decisivo supporto del desk italiano di Washington, ad estendere la sua longa manus sulla macchina della giustizia. La santa alleanza finanziario-mediatico-giudiziaria è dunque servita. Per completare quel cocktail, che si sarebbe poi rivelato letale per i destini della Prima Repubblica, manca giusto un ultimo ingrediente: un appoggio politico. Per sovvertire l’ordine democratico precostituito e spazzare via un’intera classe politica è infatti necessario che ve ne sia un’altra immediatamente pronta a prenderne il posto (e a sposare il progetto golpista).

E qui, entrano in scena quei post-comunisti rimasti orfani di Mosca e quanto mai desiderosi di rifarsi una verginità dopo il disastroso crollo del comunismo sovietico. Qualunque sia il prezzo da dover pagare. Anche a costo di rinunciare al primato della politica in favore di logiche esclusivamente dettate dal profitto e del tutto estranee ai principi basilari di una democrazia e all’interesse nazionale. Tutto, pur di riallinearsi ai principi imperanti dell’atlantismo e assurgere finalmente al potere, seppur sotto l’ombrello protettivo della grande finanza, che, comunque, garantisce agli eredi del Pci uno scudo giudiziario in grado di immunizzarli dagli attacchi dei pm e di far superare loro, indenni, la sensazionale tempesta giustizialista abbattutasi sul Belpaese.

È dunque dall'incontro tra mezzi di informazione, Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa e L’Unità, pezzi della politica, i post-comunisti per l’appunto, ma anche una parte della sinistra democristiana (anch’essa casualmente risparmiata dalle inchieste di Tangentopoli), e procure, che, sotto l’egida del potere finanziario, si compie quella “falsa rivoluzione” poi consegnata alla storia con il nome di mani pulite. Ecco dunque spiegato il reale motivo per cui, i quotidiani di cui sopra, faticano dannatamente, ancora oggi, a guardare a quella stagione con gli occhi della verità e a riconoscere la natura golpista di quegli eventi. Che poi, a ben vedere, sono le medesime ragioni per cui fatica a farlo anche lo stesso Partito democratico, soggetto politico (non a caso) sintesi della commistione tra finanza e cattocomunismo, il cui atto fondativo affonda le proprie radici proprie nelle controverse inchieste di mani pulite.

Aggiornato il 19 marzo 2025 alle ore 10:47