Su ReArm Europe l’Italia è molto confusa

Ma sapevano che si sarebbe votato? All’Eurocamera, ieri sera l’Unione europea ha detto “” al piano promosso dalla presidente di Commissione Ursula von der Leyen per riarmare il Vecchio continente. Il nome lascia poco all’immaginazione, ReArm Europe, ma sembrerebbe che le compagini italiane presenti all’Europarlamento siano state prese quantomeno sottogamba dai sondaggi avvenuti ieri. Il Belpaese si è frammentato sul voto in maniera infinitesimale, ma ciò non ha scalfito la maggioranza di Ursula, la cui proposta ha ricevuto 419 sì, 204 contrari e 46 astenuti. Se questo piano per rimpinguare gli eserciti europei avrà un esito positivo, lo potrà dire solo il tempo, ma il primo effetto tangibile di ReArm Europe è stato quello di spaccare – almeno nelle aule di Strasburgo – il centrodestra, il “campo largo” e dentro di questo anche il Partito democratico. Ancora una volta, il particolarismo storico dei partiti italiani in Europa ha svelato il piano (non avere un piano) di uno dei Paesi fondatori di fronte a tutte le altre Nazioni dell’Unione.

In particolare, le votazioni di ieri si sono concentrate su due risoluzioni, di cui una sulla difesa che conteneva un paragrafo sul riarmo, e l’altra centralizzata sul sostegno a Kiev. Anche la risoluzione a favore dell’Ucraina è passata, con 442 voti a favore, 98 contrari e 126 astenuti. Tra chi non ha votato anche Fratelli d’Italia, certificando così la volontà del governo di non voltare le spalle agli Stati Uniti di Donald Trump. “Doveva essere una risoluzione a favore dell’Ucraina, è diventata contro gli Stati Uniti”, ha sintetizzato il capodelegazione di FdI, Carlo Fidanza. Ma è sulla difesa europea, come già detto, che gli eurodeputati italiani hanno votato in ordine sparso. il centrodestra si è diviso con il sì di Fratelli d’Italia e Forza Italia e il no convinto della Lega, con il partito di Matteo Salvini che continua a sentirsi scomodo nella maggioranza. In ordine sparso anche l’opposizione e in particolare il Pd, che a sua volta si è diviso in due tra astenuti e favorevoli. Solo grazie agli sforzi di mediazione del capo delegazione Nicola Zingaretti, tra i dem non ci sono stati voti contrari, in particolare quello dei due indipendenti, Marco Tarquinio e Cecilia Strada. Detto questo, l’indicazione ad astenersi, che era venuta dalla segretaria Elly Schlein, è stata seguita solo da 11 eurodeputati, mentre i rimanenti 10, tra cui Stefano Bonaccini e Antonio Decaro, hanno deciso di votare a favore. Secondo Zingaretti, questo voto “è stato uno stimolo a costruire una vera difesa comune Ue”. Pina Picierno, ha sottolineato invece che chi, come lei, ha votato a favore ha permesso al Pd di “non isolarsi dal resto del gruppo dei Socialisti Ue”. Il dato importante da carpire, invece, è un altro: ovvero la leadership che non c’è della segretaria del Partito democratico. Chi evoca il congresso, non è assolutamente in torto. Come previsto, in Europa il campo largo è evaporato. Il Movimento 5 stelle ha confermato di volersi candidare a forza pacifista, i Verdi italiani, in dissenso dal gruppo al Pe, hanno votato no.

Aggiornato il 13 marzo 2025 alle ore 17:07