Il “check and balance” americano

Checché ne dicano gli acritici tifosi di Donald Trump, molti dei quali filo-putiniani a tutto tondo, esiste una differenza sostanziale tra l’autocrazia russa e il sistema democratico statunitense. Tant’è che, mentre Vladimir Putin può permettersi di spendere il 30 per cento del Pil nella guerra scatenata contro l’Ucraina senza che nel suo Paese si muova foglia, in America, come nel resto del mondo libero, il meccanismo dei contrappesi istituzionali, il cosiddetto “check and balance” impedisce al potere politico di superare moltissimi dei limiti che nelle medesime autocrazie non esistono neppure di nome. Basti pensare che in questi giorni il tycoon, che sembra voler rivoltare il mondo come un calzino, ha ricevuto due sonore bocciature dalla Corte Suprema, nella quale il suo partito esprime la maggioranza dei giudici. Nella fattispecie, l’Alta Corte statunitense ha reintegrato oltre 5.600 dipendenti assunti in prova dal Dipartimento dell’Agricoltura, il cui licenziamento non sarebbe stato in regola con le leggi e le procedure federali. In precedenza, la stessa Corte Suprema aveva annullato il taglio di due miliardi di dollari, imposto con un decreto del presidente, ai fondi dell’Agenzia Usa per il diritto internazionale (Usaid).

Tutto questo dimostra in modo evidente che, sebbene il capo della Casa Bianca abbia amplissimi poteri di manovra, il sistema istituzionale rappresenta un freno formidabile per bloccare qualsiasi deriva di tipo autoritario. Deriva autoritaria che viene chiaramente evocata nell’ottimo articolo di Daniel Pipes, pubblicato su queste pagine, in cui l’autore stigmatizza Trump in quanto “si definisce re e flirta con un terzo mandato incostituzionale. La sua cosiddetta strategia flood-the-zone, inondare la zona, travolge gli oppositori e apre potenzialmente la strada all’acquisizione di poteri senza precedenti nella storia degli Stati Uniti”.

In questo senso, la forte e crescente simpatia che Trump sta da tempo manifestando per Putin, oltre a ragioni di natura strategica, potrebbero celare una inconfessabile ammirazione per un uomo che, cambiando la Costituzione, è riuscito superare ogni vincolo di mandato, ottenendo di fatto un’investitura a vita. Cosa che, proprio in virtù dei potenti contrappesi istituzionali esistenti nella patria delle libertà per antonomasia, difficilmente potrebbe riuscire a Trump, ammesso e non concesso che abbia in animo di tentare una simile impresa.

Aggiornato il 07 marzo 2025 alle ore 16:49