![La forza della ragione](/media/8310029/muhessadoubleniqab_1.jpg?crop=0.14718344903761341,0.012100814491189936,0.10684880902690272,0.62230778765934769&cropmode=percentage&width=370&height=272&rnd=133833975250000000)
Quando, quasi 24 anni fa, uscì il libro La rabbia e l’orgoglio di Oriana Fallaci – la versione integrale dell’articolo pubblicato sul Corriere della Sera scritto di getto dopo l’attentato alle Torri Gemelle – si scatenò il putiferio. La giornalista, rimasta in silenzio per circa 10 anni, era tornata nella maniera più turbolenta possibile e si attirò gli strali di tutti i ben pensanti illuminati. Fu tacciata di razzismo, che oggi chiameremmo islamofobia, di poca lucidità, quasi di follia. Perché si era permessa di mettere nero su bianco la decadenza della civiltà occidentale, in particolar modo quella europea, tentando di mettere in guardia da quel processo di inclusione forzata nei confronti di culture molto distanti dalla nostra, come quella musulmana (con le miriadi di sfumature che questo termine racchiude). Non risparmia nessuno Oriana: la classe politica, gli intellettuali, la Chiesa cattolica.
Celebre una citazione tratta dal libro: “Vi sono dei momenti, nella vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre”.
Nel 2004 uscì il secondo libro della trilogia, La forza della ragione, dove rispondeva ai violenti attacchi ricevuti a seguito del sopracitato libro da gruppi islamici, gruppi politici e mass media. “… Insieme a Mastro Cecco che di nuovo sale sul rogo acceso dall’irragionevolezza ti dico: bisogna ritrovare la Forza della Ragione”.
L’unione Musulmani d’Italia la denunciò e il processo si interruppe solo perché la giornalista fiorentina morì. Era il 15 settembre 2006.
Diciannove anni dopo disquisiamo dell’ultimo caso di cronaca quotidiana che vede 5 studentesse dell’istituto superiore Sandro Pertini di Monfalcone (Gorizia) indossare il velo integrale durante le lezioni.
La scuola ha adottato autonomamente una prassi che ormai si è consolidata: ogni mattina, prima dell’accesso alle aule, una referente scolastica verifica l’identità delle studentesse in una stanza appartata, sollevando temporaneamente il niqab (illustrato nella foto) per assicurarsi che siano effettivamente le allieve iscritte.
Naturalmente la dirigente dell’istituto, Carmela Piraino, ha difeso l’iniziativa spiegando che serve ad evitare di “indurre le ragazze a lasciare la scuola”, visto che “l’istituzione raggiunge il suo scopo quando l’allievo consegue i cinque anni di studio”.
Al netto di tutte le opinioni personali, affidiamo alle parole della senatrice di +Europa Emma Bonino – riportate dall’Huffington Post – alcune semplici considerazioni: “Le scuole italiane si troveranno sempre più a dover affrontare questo tipo di situazioni. Io sono contraria al velo integrale e penso che non si debba entrare nei luoghi pubblici in maniera irriconoscibile. Questo non c’entra nulla con l’Islam: in una società libera vige l’obbligo della riconoscibilità personale e fisica dei cittadini”. E ancora: “Le istituzioni scolastiche, comunali o regionali dovrebbero responsabilizzare i genitori e la loro famiglia in generale. L’integrazione passa anche dall’accettazione delle regole della società in cui si va a vivere. L’Italia non è il Bangladesh, i genitori delle ragazze dovrebbero saperlo. Ripeto, non c’entra nulla la religione, ma le regole che la nostra società si è data”. Infine, aggiunge: “Non si può accettare tutto di una cultura perché è una cultura, un esempio: le mutilazioni genitali femminili”.
Ecco la forza della ragione. Che aborra l’ideologia e lo schieramento partitico a priori.
Esattamente come quando i cittadini europei vanno in un Paese musulmano e rispettano le regole sociali del posto, cosa c’è di razzista nel chiedere lo stesso rispetto?
Provate ad entrare in una moschea a capo scoperto, o con dei pantaloncini (fino al polpaccio, e vale anche per gli uomini), e vediamo che reazione susciterebbe.
Aggiornato il 07 febbraio 2025 alle ore 10:25