Luigi Sbarra, che sta per lasciare la guida della Cisl – che sarà affidata a Daniela Fumarola dal 20 febbraio 2025 −, si è voluto levare qualche sassolino dalle scarpe. E, in un’intervista al Corriere della Sera, ha voluto rimarcare la differenza tra la Confederazione italiana sindacati lavoratori e la Confederazione generale italiana del lavoro. Lanciando macigni contro Landini, che non sa bene se vuole fare politica o il proprio lavoro: “Io e Maurizio abbiamo fatto tante battaglie comuni in questi anni. Ma noi abbiamo sempre valorizzato, e ci siamo intestati, i risultati del dialogo sociale con i governi Draghi e Meloni. La Cgil ha scelto la linea di uno scontro radicale, che si fatica a non definire ideologico; che trasforma e indebolisce la rappresentanza sindacale, trasformandola nel surrogato di un partito”.
“Così – continua Sbarra – il sindacato rischia di diventare irrilevante. La Cisl non ha mai fatto la stampella ad alcun governo. Landini, e non la Cgil che ha una storia fatta anche di grandi leader riformisti, ha invece una visione movimentista, antagonista, ancorata al Novecento: che pretende di scegliere le controparti in base al proprio credo ideologico e politico”.
Sbarra picchia duro, soprattutto contro l’invito alla “rivolta sociale” lanciato da Landini: “Il sindacato confederale rappresenta più di dieci milioni di persone in Italia. Non deve incendiare le piazze, perché ha una grande responsabilità collettiva. Bisogna lavorare per riformare il Paese, non per rivoltarlo; favorendo la coesione sociale, la partecipazione, stimolando la concordia nazionale come ci indica il Capo dello Stato”.
D’altra parte, compito dei sindacati sarebbe quello di portare avanti l’interesse dei lavoratori, il che comporterebbe confrontarsi sempre con il governo di turno per garantirne diritti e tutele. Landini, invece, “a parole dice di voler difendere la contrattazione e poi non solo si oppone ai rinnovi contrattuali del settore pubblico; ma vuole affidare alla legge materie esclusive del sindacato come il salario, l’orario di lavoro o la rappresentanza. Una concezione subalterna del ruolo del sindacato rispetto ai partiti”, che non fa altro che danneggiare i lavoratori stessi.
Sbarra, poi, dà una dimostrazione di cosa significhi fare davvero il sindacalista non ideologizzato: “Ora serve più dialogo, un contratto sociale tra governo, sindacato e sistema delle imprese sulle riforme da fare insieme: alzare i salari, tagliare le tasse al ceto medio, cambiare le pensioni, attuare il Pnrr, combattere la denatalità e la fuga dei giovani, investire in formazione, sanità e sicurezza sul lavoro, costruire una nuova politica industriale ed energetica. Un grande patto sociale da negoziare con chi ci sta”. Chapeau!
Definisce “positivo” il bilancio della propria esperienza: “È stato un cammino esaltante. Non privo di difficoltà e di scelte anche solitarie e in controtendenza”.
Chissà se la lezione verrà recepita. Noi speriamo di sì, ma temiamo di no!
Aggiornato il 04 febbraio 2025 alle ore 09:54