Roberto Castelli attacca Matteo Salvini. L’ex ministro della Giustizia, nel corso di un’intervista a Repubblica, invita il leader della Lega a “togliere Salvini premier dal simbolo e dal nome del partito. Semplicemente perché presidente del Consiglio non lo sarà mai”. Lo spiega Castelli, che un anno e mezzo fa ha lasciato la Lega per fondare il Partito popolare del Nord. Al momento alla segreteria “non vedo proprio reali alternative, Salvini ha un gruppo parlamentare dalla sua parte. I sondaggi non registrano il crollo che qualcuno si attendeva o sperava – prosegue – e a parte il Veneto non ci sono grandi appuntamenti elettorali a stretto giro. Quindi è saldamente in sella e sul medio periodo non si prevedono scossoni”. Eppure, con Massimiliano Romeo eletto segretario della Lega Lombarda, sembra che il partito voglia tornare a parlare del nord. “Lo vedremo strada facendo”, chiosa Castelli. “Il problema è che Romeo ha due giacchette: da presidente del gruppo del Senato non può non interpretare la linea di Salvini, cioè nazionalista. Romeo avrà un problema non semplice con la gestione dei senatori meridionali della Lega, del resto fanno il loro mestiere e rispondono ai rispettivi territori, ad esempio lavorando nei fatti contro l’autonomia. Certo però Romeo non potrà fare l’indipendentista qui e il centralista a Roma”.
Attilio Fontana è di tutt’altro avviso rispetto a Roberto Castelli. Secondo il presidente della Regione Lombardia, “che la Lega sia diventata un partito nazionale è positivo, ma questo non deve significare smettere di parlare delle difficoltà del Nord. Sarebbe un errore gravissimo”. Lo spiega in un’intervista al Corriere della Sera il governatore leghista. “Lo sottolineano anche gli altri amministratori, a partire da Luca Zaia: c’è bisogno che la segreteria nazionale dia più attenzione alle problematiche di questa parte del Paese – prosegue – Il nostro auspicio è che ci sia un cambio di passo deciso”. Secondo Fontana “il punto è chiaro: i problemi del Nord sono problemi nazionali. Non possiamo continuare a considerarli questioni locali. Se rallenta la produttività del Nord, si crea un danno che coinvolge tutta l’Italia. Questo è il messaggio che voglio ribadire con forza. Non possiamo permettere che interessi territoriali diventino un dramma per l’intero Paese. La differenza tra chi sostiene od osteggia l’Autonomia è proprio questa: c’è chi riduce tutto a beghe locali, ma la verità è che si tratta di una questione nazionale”. Il problema del Nord secondo il governatore lombardo “è poter gestire le risorse in modo più diretto, senza i vincoli imposti da Roma. Questi temi sono stati centrali nella storia della Lega, eppure, dopo due anni di Governo, siamo ancora al punto di partenza. Se non affrontiamo queste questioni, rischiamo di mettere in difficoltà il Nord. E attenzione: se il Nord rallenta, crolla tutto il Paese. Non è un problema solo del Nord, è un problema italiano. L’Autonomia può essere una soluzione cruciale, ma solo se ben strutturata. Se invece diventa un compromesso debole, non servirà a nulla”.
Aggiornato il 17 dicembre 2024 alle ore 17:57