Nel mercato libero, prodotti e servizi garantiscono i prezzi migliori al miglior livello di servizio possibile, grazie alla concorrenza. Esistono poi una serie di settori, soggetti a limitazioni evidenti, che dovrebbero gestire l’offerta al pubblico grazie all’intervento di una regolamentazione decretata da funzionari delle Autorità. Le Autorità di regolazione sono particolari uffici pubblici che dovrebbero garantire terzietà e indipendenza dalle imprese che regolano, in tutti i loro aspetti. Ovviamente, i loro funzionari devono possedere tutte le competenze settoriali. Un funzionario che debba dettare le regole di mercato e operative sull’energia, dovrà sapere tutto del ciclo dell’energia, lo stesso deve accadere per l’acqua o per il gas, la telefonia o dell’aviazione. Il problema è se si possa avere esperienza settoriale e mantenere questa indipendenza. Il personale delle autorità è quasi ineluttabilmente proveniente dalle grandi aziende delle reti. Questa vicinanza ha impatto sulle regolamentazioni? È difficile pensare che un funzionario terzo possa essere accondiscendente verso l’azienda di provenienza? Entriamo nella nebulosa regolamentare e scopriamo che le tariffe sono assolutamente favorevoli a chi fa esercizio in uno qualsiasi dei settori regolamentati. Banalizziamo e scopriamo che le bollette per consumatori si compongono di un costo del servizio in sé stesso, una quota per il trasporto, una quota di gestione del contratto, e infine un aggio predeterminato entro una forchetta minima e massima.
Per ognuna delle voci riportate, i costi sono certificati dalle aziende che sono responsabili di quella specifica componente di produzione. In pratica, sono costi autocertificati. Nessuna ispezione potrà mai definire costi diversi. E nel caso di inefficienze? Ovviamente, con questa impostazione delle “tariffe” regolate, il mercato non ha alcuna capacità di rendere migliori i servizi, né di portare a risparmi per i consumatori. La ragione è ovviamente che non è un mercato. Definire anche l’aggio di rendita per l’investimento rende la concorrenza un affare di qualche centesimo di differenza. Non abbastanza per definire un mercato “competitivo”. Resta quindi il problema della definizione della quantificazione dei costi, quanto meno. Nella vecchia Unione Sovietica la definizione dei costi era possibile in via comparativa, grazie all’equilibrio dei prezzi che si realizzava nel mondo occidentale. Noi a quale mondo occidentale ci possiamo riferire?
Dalle reti arriva una lezione sulla necessità di lasciare che il mercato possa dispiegare i propri effetti benefici, quando possibile. Se riteniamo impossibile la sfida, dobbiamo reintrodurre il principio dei servizi universali a prezzi o tariffe compatibili con i redditi. Quest’ultimo è ovviamente un approccio socialista e non liberale. La mancanza di onestà intellettuale del legislatore non consente però di avere benefici da questo approccio. Ad oggi, questo approccio è applicato sistematicamente da partiti di destra e sinistra che parlano di mercato, ma non lo conoscono. Il risultato è che producono inefficienza a prezzi altissimi. È il legislatore, che riunisce con questa definizione destra e sinistra, che manomette il mercato per produrre povertà. Un esempio? Proprio in questi giorni, a proposito di redditi bassi, una delle proposte è quella di dare un contributo statale per equilibrare i redditi da lavoro più bassi, per renderli meno bassi, ma con l’idea di lasciare in povertà i loro percettori.
Una simile cretineria dovrebbe essere presa in giro da chiunque. In questa Italia che blatera di iperliberismo, che non si è mai visto, è diventata proposta politica. Dobbiamo ricordare come vinse le elezioni Margaret Thatcher, stritolando l’inconsistenza del Labour dei suoi tempi. Le citazioni sono due. La prima: “Il nostro obiettivo è quello di rendere più ricchi tutti, l’obiettivo di altri è rendere tutti più poveri”. La seconda: “Non esistono soldi pubblici, esiste il denaro dei contribuenti”. Sono due lezioni universali. Universalmente, destra e sinistra le ignorano. E quindi dai redditi all’energia, dall’acqua, a tutte le reti, abbiamo approntato una cultura e una normativa perfetta per rendere tutti più poveri e meno competitivi. La cretineria al comando. Di tutto e di tutti. E il popolo? Il popolo è stato educato alla cretineria e discute su come diventare sempre più povero. Con entusiasmo inspiegabile.
Aggiornato il 04 maggio 2024 alle ore 11:22